sabato 25 agosto 2018

9 aprile 2014

Piccola parentesi iniziale su una categoria di lavoratori diffusa e particolare quasi quanto i "motards" di Kigali: il tassista dakariano. A seguire, dessert mondano per pallidi Tubab in vena di divertimento.

La densità numerica dei taxi di Dakar è pari solo alla popolazione del Giappone. Non si possono aspettare più di 2 minuti (forse 30 secondi è la media reale) per alzare la mano e fermare la prima auto gialla integra/accettabile su cui salire per contrattare il prezzo. Se non volete un taxi, siate sicuri che loro vogliono voi: se passeggiate per fare delle commissioni, se state scendendo le scale di casa uscendo dritti in strada, se arrivate ciondolanti da un locale, persino se siete appena scesi da un altro taxi state sicuri che qualcuno vi strombazzerà alle spalle gridando: «on y va?».
Quasi tutti i taxi hanno una simbolica coda di mucca che tocca il terreno posta di fianco la marmitta ed innumerevoli accessori tra cui una foto del Marabù locale. Quest'ultima enigmatica figura col volto celato da un velo bianco che copre tutto il corpo, apparentemente senza braccia, è una sorta di santino protettore comune tra i tassisti tanto affascinante per un occidentale come me, fresco d'Islam.

Alziamo la mano e fermiamo la prima berlina priva di bolli o ruggine sulla carrozzeria. Attraversiamo un grande boulevard che da l'impresione di essere tornati in un villaggio forestale tra spazzatura ai bordi della strada, cattivi odori e merci vendute sui marciapiedi. Scesi dall'auto salutiamo il giovane lavoratore dai modi svogliati, vagamente scorbutici, che scambia il sedile di guida per la poltrona del suo salotto. Siamo fortunati: spendiamo solo 2500 CFA per arrivare al Just 4 You, secondo bacino di contenimento artistoide per espatriati da tutto il mondo per ascoltare il concerto rap di una gang dakaroise.

Si gustano un paio di Flag, birra locale promossa dal portavoce del nostro fegato; nel cielo, una luna crescente e stelle mai viste, sopra un tavolo da biliardo con una giocatrice uscita da Woodstock ed un sottofondo ritmato con rime in franglais riassumibili con un cappellino storto dalla visiera piatta e la frase : «sono figo». La serata passa piacevole e lenta. Gran chiusura, una galleria di quadri in stile "Botero africano" che mi mette di buon umore tra tricipiti sproporzionati, fianchi giganti, eserciti di sorridenti Grand-Mamans divenute obese per le numerose gravidanze e qui raffigurate nei panni di venditrici di frutta, verdura, pesce ad uno dei tanti mercati locali. Una sorta di omaggio alla comunità famigliare, alla fecondità, al senso materno, alle amorevoli cure, al cibo tradizionale. Ma anche ai seni e ai sederi "abbondanti" tanto apprezzati, in genere, dal pubblico maschile africano.

Foto: "Tout-en-famille" by Mika von Puskjin



Memories and notes @ Dakar (but not only), Senegal, West Africa

A' barchetta cà bandierina? Ma non è che state a fà i turisti?


Farsi un bagnetto con queste onde? Ma anche no, dai.


Maschera per rituale d'iniziazione @ Museo IFAN, Dakar


Mosquée de la Divinité @ Dakar, corniche ouest, by Ntwari J. "talvolta" Pascal


A grigliar ò foco lento sotto lo zenith e sulle dune di sabbia di un finto deserto là, decidemmo di sederci ad arrostir anche le chiappe!




Tra l'acacia centenaria ed il baobab secolare là, vi dico, si trovan li servizio civilisti! @ Thiès.


Pasqua Dakaroise. Una vitaccia proprio. Lasciate perdere. Sullo sfondo il nuovo Casco Bianco selezionato.


Questa immagine vale come auguri di Pasqua facebookiani-universali. Basta uova di Pasqua, voglio una Flag ghiacciata 33 cl.«Perché i tramonti che non avrai visto tu in Africa, eh?» (ipse dixit) 
@ île aux Serpents, La Madeleine, corniche est de Dakar, Senegal.


Isola di Ngorée, Dakar, Senegal, West Africa (April, 2014) — a Gorée.

  

A 40 anni dall'uscita, ancora così fresco, profondo, affascinante, sperimentale. Infine, copertina stupenda.

"Che ora è? E' tardi ormai.
Mia cara, cara amica
che ne dici se noi
portiamo a termine la nostra
dolcissima fatica.
Allontaniamoci verso
il centro dell'universo"

Lucio Battisti, "Abbracciala, Abbracciali, Abbracciati", in Anima Latina, 1974.
— presso Centre ville de Dakar.