giovedì 16 agosto 2012

16 agosto, Day 23. Mille controfigure di Bill Cosby.

    Dormo ben poco, rimanendo con il netbookino ancora aperto ed il diario di bordo in fase d'annotazione. Poi mi alzo senza troppa fatica e comincio ad impacchettare lo zaino. Il mio motard arriva alle 5.15 del mattino spaccando il minuto: chiudo il pc, Sexebeh mi accompagna al cancello e poi si va dritti dritti al Nyabugogo Taxi Park per il bus delle 6.00 diretto a Nyagatare. La mattina è molto fresca e la velocità della moto non aiuta di certo a fare abbassare la mia pelle d'oca. Poco prima di arrivare al piazzale noto dal sellino del passeggero un tizio cadere giù da un camion di fronte a noi, carico di un grosso sacco bianco, alla cui vista il motociclista commenta con la pronta risposta: “c'est un voleur!”.
      Sceso dalla moto e pagata la cifra contrattata ieri pomeriggio con il nostro domestico, mi ritrovo ad essere l'unico bianco, solo e stracarico in una stazione deserta se non per poche facce poco raccomandabili. Cercando la compagnia Belvedere sono braccato dalla concorrenza che vuole vendermi biglietti; prima ancora che il sole sorga mi becco del muzungu in un piccolo vicoletto che imbocco per fare colazione -nell'unico posto illuminato del piazzale- cagandomi un poco e temendo di beccare altri voleurs, anche se non cascanti necessariamente da un camion in corsa.
     Entro con passo deciso, prendo due sambussa, un Ikivuguto e una stopposa cake per arginare gli effetti del latte intero coagulato. Pago ed esco con i miei sacchettini dritto dritto alla compagnia di fronte. M'assicuro della direzione del bus e prendo il primo posto, al sicuro dentro il bidone di ferro e ruote che mi porterà a Nyagatare. Dopo avermi chiesto solo 4 volte il biglietto, ecco si parte semi-vuoti per poi riempirsi piano piano fino alla totale congestione nelle fermate che seguono.
     Stringendo lo zaino sotto le gambe mi concedo qualche minuto di sonno sparso: di certo non è un viaggio di lusso, ma semmai un poggiare il culo sul sedile ed aspettare 4 ore. Alle 9 e 40 ecco che riconosco la scritta Nyagatare su un presunto negozio di computer con insegna dipinta a mano rappresentante un laptop con la scritta irregolare HP. Scendo con le gambe di legno, cerco di orientarmi e riconosco il New Savannah della scorsa settimana.
    Prendo la via per l'église mattacchiona mangiando l'ultimo sambussa riempito con un intero uovo sodo e finendo il cartoccino di latte cagliato. Arrivo poco prima delle 10, trovo il mio informatore Faustin e decido di cambiarmi seguendo il consiglio di Gertrude. Effettivamente ciò ha un buon effetto, contando anche che da lì a poco mi presento ad una sala di circa 400 persone, in francese, tradotto in kinyarwanda. Mi sorprendo di non battere ciglio, di alzare la mano e salutare tranquillo l'assemblea, come se l'avessi fatto un centocinquanta volte e non una, in queste circostanze almeno. Comincio a scattare foto e girare video soprattutto durante le estatiche exortations.
      Faccio due parole col pastore responsabile di quella zona su questioni extra-dottrinali, le uniche ad interessarmi, il quale mi fa conoscere per flusso di pensieri e domande una donna che profetizzò all'ex-presidente, nel suo ufficio e con un rappresentante legale, avvenimenti tragici poi ben conosciuti, già nel 1986. Sono davanti ad un segreto che mi viene rivelato in tutta calma e forse al livello di una Bernadette. Qui i miracoli, veri o presunti, fanno parte della vita di tutti o molti e sono del tutto normali.
Cerco di criticare in maniera gentile alcune conclusioni affrettate o ritenute del tutto imprescindibili -quasi tutte in realtà- ricollegate solo ad un libro, che potete immaginare quale sia.
     Quando la fame mi assale prendo un latte caldo ad un baretto non lontano -l'unica cosa disponibile tranne la fanta e l'acqua-; poco dopo sono invitato a mangiare con le figure istituzionali più autorevoli, e devo fare il bis nolente. Mi raggiungono Ilaria e Paolo, ed anche loro devono dedicarsi a ri-mangiare dopo avere appena finito di pranzare.
    Il pomeriggio continua con canti, coreografie e musiche in basi midi di gusto over-pacchiano. Faccio foto e video aspettando momenti di carismaticità, ovvero gli show personali dei pretoni che potrebbero rifare i Robinson per il loro umorismo e le loro faccette da furbetti simpaticoni. Valanghe di versetti per ogni minimo aspetto della tua vita, tradotte simultaneamente da un addetto incaricato apposta. Un tizio col cartellino “Husher” gira a controllare che tutto sia come Dio comanda, e tra prediche performative, canti e tutto il resto arriva la sera.
     Rimango solo e ceno con i Pasteur più potenti, poi l'informatore mi manda in una pensione non troppo lontana in cui realizzo di essere esausto e di dovermi sforzare a resistere ancora un giorno per raccogliere materiale utile. Spero in un miracolo, qua dovrebbero essercene...




    Niente paura, qui anche i pesci in salamoia sono benedetti. Al massimo il Normix benedirà anche il vostro stomaco. Foto del Maichi-bu-ntu Mihayiri Pashcal.