Per un'impresa etica ci
vuole una narrazione epica. Ci proverò.
Il risveglio coi
cannoni è seguito da una doccia con miscela strategica di H20
calda+fredda da bollitore e rubinetto, un goccio di Ikivuguto
per colazionare e prepararsi alla posa faraonica del completo giacca
e cravatta per un look da comparsa in un film di Tarantino. Ne
approfittiamo per delle foto in giardino con Sexy Bear e
Mariottide la quale, sorridente
come una ziona con i nipotini nell'intento di laurearsi, ci da un
passaggio fino al Ministero ove dovremo esporre la patata bollente.
Le
ultime risate e gli ultimi preparativi poi, scesi dalla Volkswagen
intamarrita, passiamo un'ora e mezza di sclero tritati come
carne da macello accademica a rispondere sulla rava e la fava del
nostro progetto di ricerca. Passo prima io, offrendomi come
volontario al fronte, poi un'insegnante rwandese rimandata al
prossimo incontro mensile ed infine il Dorigatto con l'abito del suo
diploma del '54. Rispondo a 9 domande, 100 precisazioni e 541 dubbi,
davanti 5 commissari decisi ad approfondire ogni punto del progetto
di 45 pagine, in inglese e francese.
Per amor loro
dono anche tabelle, numeri, appendici ed allegati in abbondanza. Al
termine della discussione del felino del Rwenzori si torna a casa
sotto una pioggia monsonica più che equatoriale, prendendo un
passaggio da degli sconosciuti fermati da Doris in mezzo la strada
che ci chiedono 3000rwf per 500 metri in linea d'aria. Risolviamo con
un mille franchi a testa scappando da quella macchina piena di
strampalati rwandesi finti taxisti.
E' il momento della
famosa pasta col granchio+pomodoro-che-sa-di-tonno della nuova
Margaret Mead emigrata in Rwanda. En attendant, Sexy Bear
è commissionato per comprarci pane da bruschetta, ma torna indietro
con delle pastose palline semi-dolci che nulla c'entrano con il
nostro sogno di pane caldo sfornato da un vecchio mugnaio del sud
Italia.
Mi concedo un
sonnellino post-stress dalla giornata “fuoco&fiamme” ed una
violenta facebookata serale
per tornare ad avere un contatto col mondo reale. Mariottide
viene informata della
presentazione e ben saziata della sua curiosità, poi partiamo per
andare a cena dalla colonia italiana ma non prima di aver preso delle
birre d'asporto con vuoti a rendere (500 rwf la bottiglia).
Il
Dorigatto si presenta a dei nuovi invitati -appena arrivati per fare
volontariato salesiano- con un plurale “siamo giovani
antropologici” al limite tra la frecciatina ed il politically
uncorrect; fa inoltre passare
tutte le buone intenzioni di amare il Rwanda con critiche serrate
persino a tutti i vasi da notte di Kigali.
Durante
la cena chez les italiens
escono indiscrezioni su bandi e borse di studio dall'Italia, con a
seguire un bicchierino di rum
e dolcetti cannella-limone-zenzero niente male. Si accende il
proiettore e, dopo una lunga sofferta scelta, frutto di una perenna
indecisione, guardiamo “The life of David Gale”. Scopriamo che
fare l'insegnante di filosofia si può rivelare una gran figata o
un'inculata pazzesca.
A seguire qualche corto della Pixar pensando al secondo movie
della serata; nonostante la
palpebra calante e dopo numerose opposizioni in Parlamento, ecco che
arriva “Il pianeta verde”, con il quale sogno di scrivere un film
uguale -ma anche proprio no-
per ravvivare l'istinto del buon selvaggio ed il guardiano batwa
che è in ognuno di noi. Mi
sdraio esausto sul divano sotto la linea della proiezione e la ninna
nanna incomincia a farsi largo
negli occhietti stanchi. Abbandono l'idea di vedere questo film da
snob francese quando
capisco che: abbracciare alberi in centro a Parigi è un modo per
essere scollegati dal
consumismo moderno; baccagliarsi terrestri è di moda anche su altri
pianeti; il futuro dell'uomo è divenire trapezzisti+saltatori tipo
stuntman per prati
verdi incontaminati; le frontiere dell'esser fricchettoni
sono davvero infinite.
Crollo,
e mi sveglio solo il mattino dopo avvolto da una coperta grigio topo
come un involtino primavera sofferente di maldischiena, un povero
muzunghino con la
voglia di dormire nel suo letto lontano migliaia di chilometri, che
vi saluta e chiude qui la puntata di oggi.
Christian Rock, l'unico che troverete da queste parti. Foto del Maichi-bu-ntu Ntwari Pashcal.