martedì 14 agosto 2012

13 agosto, Day 20. Skype-izzati anche tu!

    Finalmente un sonno quasi ristoratore mi sovviene ma in realtà è più un tentativo che un russare effettivo. Mattinata lottando con skype perché si stabilizzi e serva a fare ciò per cui è stato fatto, imprecando contro la MTN o chiunque altro passi sotto mano.
     Mi accorgo, pur sapendolo, di non avere nemmeno un vestito che sia definibile “utilizzabile”. Grazie a Dio passo a prendere in lavanderia il bucato di queste 2 settimane, cavandomela con 5 euro a testa per due persone e ritirando un lavoro perfetto: maglie lavate, stirate, piegate minuziosamente, riposte in sacchetti semi-rigidi e dal sapore di pulito.
     Ritorno a casa, prendo un thè con Sexebeh (con gran fatica solita d'accettare un contatto con i padroncini, c'est la culture), poi prendo i bagagli e vado in direzione KIE. Al dipartimento lascio ciò che è superfluo per tornare con la macchina foto al marché Kimironko in vista di un piccolo réportage tra le sementi, le verdure, i frutti, le carni macellate appese, i pesciolini sotto sale in grandi sacchi di iuta, i fagioli multi-colore.
     I commessi sono divisi tra il volere essere fotografati, il non volerlo esser per nulla ed il provare a farsi pagare boffonchiando il solito “Muzuuunguu” tra i denti con un sorrisetto furbetto. Faccio qualche scatto con non poche difficoltà: un pescivendolo mi mostra una banconota americana e dice “for photo, one dollar”; un'altra si nasconde per poi chiedere soldi anche lei ma a viso scoperto; un macellaio offre campo libero, mentre i suoi vicini si sdegnano per poi chiedere soldi anche loro ed infine farsi fotografare persino in pose colorite senza alcun problema. Questi furbacchioni ci provano sempre, ma poi collaborano il più delle volte onestamente e senza chiedere argent
     Esco dal recinto mercatale e dai labirinti interni carichi di ogni genere di merce, torno al Kie e svolgo qualche ricerca bibliografica su tesi e pubblicazioni che potrebbero tornare utili.
      Mi scontro con la placida indifferenza delle bibliotecarie, dalla calma serafica con le loro Fanta e le loro canucce, tanto che ad un certo punto chiedo di poter controllare autonomamente il database per non arrivare a Natale a mangiare panettone rwandese ma senza alcun libro.
    Per i permessi al prestito si segue sempre la stessa commedia. Fase zero: non c'è nessuno al momento per fare ricerca sul pc, dovrebbe arrivare tra poco (tempo indeterminato, ma poi ce la facciamo). Fase uno: impossibilità assoluta, necessaria lettre per portare via qualcosa. Fase due: in questo momento non c'è il responsabile, non si sa quando trovarlo nè dove. Fase tre: non importa, segniamo sul registro, prendi pure ciò che ti serve. Fase quattro: ovvero la restituzione dopo aver consultato, con la domanda “Hai preso libri senza permesso? Ah, ok! No problem”. Fase cinque:si ripete la fase zero o si tenta di passare alla fase tre bypassando le bibliotecarie. Ed i pomeriggi trascorrono.
    In Dipartimento la connessione viaggia come un treno e ci si skype-izza con l'amour et les amis distanti chilometri: il contatto è manchevole, la voglia d'occidente palpabile, i pensieri viaggiano e s'impara qualcosa in più, s'attende ma ci si dedica all'azione per non arenarsi, si fa un voto a Frate Indovino e si pensa di aprire agriturismi in mezzo bananeti in catena franchising. Mangio un sambussa, bevo un espresso e tutto torna in equilibrio: normalità ed alterità, Afro-Junk-Food e costosa broda nera alla caffeina, impero antropofagico del nord vs. impero antropofagico del sud, Guerre Stellari vs. Hotel Rwanda, e così via.
    In serata Irene prepara la buona pasta à l'italienne-trentina-dorigatta, mangiamo con Sexebeh e Marianne che ricambiano con banane e verdure (votate good), ci si rovina gli occhi davanti al pc e poi giunge il sonno protetto da una zanzariera...ronf ronf.
  



    L'albero delle cicogne (?) a Sonatube. Dopo aver portato bambini in Europa tutto l'anno, vengono in ferie in Rwanda perché costa meno. Se non sono cicogne, questo è un altro problema. Il birdwatching  mi annoia parecchio. Foto di Maichi-bu-ntu Pasquale, '12.