Vado al KIE per
essere aggiornato su accordi, lezioncine, cambiamenti da
fare e da farsi, fenomeni da raccontare e su cui riflettere in questo
mese rimanente sul campo. Incontro un rwandese capace di parlare
molto bene l'italiano (con cui ho alcuni scambi di visione sulla
situazione quotidiana nel paese e non solo): trovo strano sentire
quel bell'accento nostrano, ma mi fa notare che anch'io parlo lingue
straniere. Tanto bizzarro, dunque, non è.
Si rivedono le
chiacchierate di ieri, si tirano giù considerazioni per una tesi che
arriverà nei prossimi mesi come nei prossimi minuti e poi, tutto
d'un tratto, scompare l'elettricità, internet, la buona volontà, il
bel tempo. Scappo per prendere un chapati al
volo ed uno yogurt -tassativamente Masaka- bevuto e mangiucchiato con
l'aiuto d'una cannuccia guardando il traffico di Kimironko con
un'aria tra il placido e l'ultra-teso.
Attendo
l'appuntamento per l'ennesima lettera di permesso di un
rappresentante legale, concedendomi un caffè al Borboun all'ombra
del grattacielo che sprizza Vision 2020
alle mie spalle. Provo e riprovo a chiamare mentre incominciano a
cadere goccioline ed in tutta fretta mi sposto con gli aggeggi
tecnologici dalle piogge rwandesi. Mi riparo dalla linea d'acqua
sempre speranzoso che non si alzi il vento rischiando di annegare il
netbookino, poi salto come un cangurotto da un tavolo ad un altro
finché ne trovo uno abbastanza riparato dalle intemperie
centro-africane.
Vado
in bagno a cambiarmi d'abito tipo superman
per cercare di dare una buona impressione al rappresentante questo
tardo pomeriggio, il quale tutto d'un tratto mi chiama ed invita a
raggiungerlo senza troppi fronzoli. Non posso disdire, ovvio, e mi do
una bella mossa per preparare i bagagli, pagare il caffè più lungo
della storia e filare via dal centro città verso Kimihurura.
Arrivo
indirizzando il motard nel
posto da me già conosciuto con un look da
texano in viaggio per affari (ma senza cappellone alla Chuck Norris o
pendagli con teschi di mucca) ed aspetto una buona mezzoretta il mio
turno. Incontro concluso, trattative elaborate e poi dritti al Kie
per produrre documenti, fare piccoli cambiamenti, scannerizzare e
chissà cos'altro. Prendo un altro yogurt per cena, litigo per un
resto mal dato, poi arriva il Dorigatto con delle brauchette (dopo averle mangiate, per tutta la sera si dedicherà
ad una conversazione sullo sbatacchio rwandese
e sulla bruttezza dei medesimi via skype).
Termino
di stampare e sclerare alle 11.30, si arriva a casetta a mezzanotte
ed oltrepassando il muso di Mariottide paciocco
ancora qualche foto in compagnia dei Black Keys, per poi
addormentarmi nell'arietta notturna della prima “città svizzera
africana".
Piccolo ricordo della colazioncina solitaria a Nyagatare. Foto Maichi Ntwari Pashcal.