La sveglia non è
forzata poiché il corpo gode di ben 11 ore di sonno, cosa alquanto
rara per me da queste parti. Ci si mette volentieri in marcia per
dare un'occhiata a qualche posticino nelle vicinanze prima di
ripartire verso Kigali.
In primis una
piccola capatina alla Guest House “Petite Collines” dove
ammiriamo una villa gigantesca trasformata in set
per grandi eventi, catering
e riunioni. Una mini mostra d'arte di sculture à la
congolaise in un fascinoso
porticato ed il saluto del generale a capo di tutta la baracca, molto
gentile a mostrarci il luogo con tanto di sdraio sul paesaggio
offerto dalla casa e che chiude la prima parte della mattinata.
Cerchiamo
di prendere con fatica due moto -prezzi gonfiati da muzungu
o niente-, per poi mandare tutti
a stender panni nel Kivu
e continuare a piedi. Troviamo un gentile passante che ci porta in
pick-up fino alla
rivière, dove
incontriamo i genitori di K. con cui mangiamo una zuppa di banane e
legumi, chapati, thè
e le due solite cake per
terminare il pranzetto. Inizia a cadere una pioggia torrenziale, con
un freddo umido che entra nelle ossa degli abitanti di Rusizi
trasportanti enormi sacchi di iuta
legati con una fascia alla fronte e cadenti sulle schiene piegate
dalla fatica del gran peso. Si prende il bus per la città: mi
concedo due banane ed una bottiglietta d'acqua a soli 100rwf prima di
partire ed attendere fino alla pausa centrale dopo ben tre ore.
Rifiuto un'ennesima mangiata di brauchette infilate
in stecchine di canna a Nyanza, preferendo un semplice chapati
bagnato da thè di qualità
rwandese.
Per
tutto il viaggio di ritorno due bambini trovano gran gusto a fissare
il muzungu davanti ai
loro nasini: mi domando se non si annoino almeno quanto me, che
riesco persino a scaricare la batteria dell'ipod girandomi
e rigirandomi nel sedile in cerca di una posizione comoda mentre dal
finestrino entra l'aria gelida e umida della pioggia che continua a
cadere come un gran torrente in piena.
E'
sera, c'è tempo per un'ultima pisciatina alle porte di Kigali con
rischio annesso d'esser lasciati a piedi dall'impaziente chaffeur;
il saluto a K. per il gran lungo voyage
condiviso nella giornata e la partenza verso il breve riposo da
Nyabugogo.
Un
salto a casa per doccia e cambio d'abiti, poi prendo una moto
sguazzando nel fango della salita in terra rossa di Sonatube
dirigendomi dritto dritto chez les italiens
per la festa Think Pink ed il compleanno della M. Ospiti
internazionali ed apparizioni batwa,
canti e balli dal sud Italia con armamentario strumentale
improbabile, ivresse ben
controllata e spuntino in tarda notte con bicchieroni di cocktail a
base di frutta. Sono le 5.30, la stanchezza prevale e si va a nanna.