lunedì 13 agosto 2012

12 agosto, Day 19. Pesci giganti e galline sgozzate: cucina afro-pulp? (Oltre 500 visualizzazioni in 19 giorni. Grazias a todo mundo!)

    La domenica è un coro unico che proviene dalle strade.
    Indeciso se andare o no fino al service mi decido per una pausa nonostante sia proprio il giorno clou per fare ricerca. Preferisco restare qua ad aspettare di decidersi sul da farsi, internettare per poi avviarsi a vedere un laghetto tanto banale quanto inutile e brutto. Andiamo da Genereuse per recuperare il carica batterie dimenticato ieri, dopodiché spettegolezzi con la neo-sposa e motards fino alla zona Golf Club per il Lake Nyarutarama. Arrivati, sentiamo ovviamente il lungo grido “muzunguuuu!” di numerosi bimbi vestiti di polvere; risaliamo il bordo dell'orribile inutile laghetto artificiale passando poi in mezzo a casette e baracche trovando par hasard il centro d'arte “Ivuka Arts”.
  Qui prendiamo contatti, facciamo un giretto con guida turististica conoscendo pittori e sarte, ascoltiamo americane estasiate e riconoscibili a 4 anni luce per banalità di giudizio e gridolini. Si cerca un ristorante consigliatoci da una ammerigana che si rivela un caffè d'artistoidi ultra-costoso ma comunque piacevolmente decorato con i quadri del centro.
    Sulla strada il Dorigatto decide di andare ancora in longboard felice di essere uscita da due settimane di ferite infette per la precedente caduta. Raccatta un artiste, simpatica figura e probabile contatto per lavori futuri che viene con noi e nella sua totale disponibilità si fa offrire una fanta per ringraziarci. Al momento del conto non bastano i soldini, il Dorigatto si dirige in Bekà per poter così saldare il pranzetto delle 4P.M., uscire ed infine dirigerci verso Nyamirambo, al “Green Corner”, ma non prima di un altro po' di skate con motards divertiti in tribuna d'onore al bordo della strada.
   Considerazioni sull'amor, la suerte, la distanza e la qualità delle birre rwandesi con un punto di vista maschile, poi chiamiamo Ilaria e scopriamo l'esistenza dell'omonimia assurda di due locali, uno di fronte l'altro, con lo stesso nome. Dopo aver finito le birrette ecco Ilaria e amici italo-rwandesi dal Green Corner dall'altra parte della strada, con i quali ordiniamo 3 poissons usciti da “L'incubo di Darwin”, giganti, pescati da qualche grande lago africano, cotti sulla brace e con le loro bocche grosse come un cane di piccola taglia dalle squame della consistenza d'ossa di pollo.
    Sono oggettivamente molto buoni, polposi e da mangiare con le mani sporche di nero e del sapore forte che fatica a togliersi dalle dita anche al terzo lavaggio.
    Sentiamo strani versi venire dalla cucina: mi avvicino e vedo in mezzo a grandi fuochi due cuochi dal fare tranquillo (un'ora e mezza per avere 2 pesci, ovvio) che sgozzano una gallina ed iniziano a spiumarla.
   I due giganti grigliati, dalla faccia lessa e contrita, sono lentamente un cumulo di lische inondate di mutzig a volontà per digerire il tutto. La fantasmagorica visione del “congo dorigottiano” cazziata da dottorande veterane del campo porta un carico di buon senso, ed il ritorno in auto verso la nanna nanna aspettando stelle comete e poteri magici per declinare i destini in una direzione comune chiude la giornata.


  
Les italiens et les rwandaises @Genereuse's marriage. Foto gentile dono di Paolo Cravello e/o Cravotto.