sabato 28 luglio 2012

27 luglio, Day 3. “Do u really mean 'cin cin' ?”

    Una lunga dormita ci apre le porte al primo giorno di una Kigali nuvolosa ancora incapaci di intendere e volere un nuovo ambiente, tipo pesci rossi cambiati d'acquario. Un salto in cerca di una decente connessione internet all'MTN Mobile Center per restare in contatto col mondo, intervallata da ragazzi che ci vorrebbero vendere l'impossibile e l'inimmaginabile apre le danze all'esotico antropologico. Camion colmi di grande quantità di merci -che non si capisce mai cosa davvero possano contenere-, uomini carichi di enormi sacchi di iuta su e giù per le vie come muli da soma, gli sguardi di chiunque appiccicati addosso a rischio ansia da psicosi.
    I nostri amici japanese ci portano in un ristorante chic a 2500 rwf, che per noi supera di poco i due euro ma che per i locali è il Ritz Hotel. Compro una bottiglia d'acqua a 500rwf chiedendomi se fossi stato fottuto e giungendo persino ad avere in realtà pagato di meno del dovuto, per poi fare un salto al supermarket e comprare verdure, olio di oliva a peso d'oro e tre pezzi di carne per stasera. Il tutto col nostro mediatore e informatore Kai.
    Il pomeriggio è dedicato alle connessioni internet con il mondo, essenzialmente per dire a tutti che stiamo bene, intervallato a chiacchiere sul più e meno dei problemi dei giovani giapponesi e di noi, giovani italiani. Troppo sociologico, in fondo?
   Intanto che la tecnologia ci salva dall'isolamento centro-africano, procede la “pasta-allo-stile-dorigotti” -melanzane, pomodori e cipolle- che ci rappresenta nel mondo forse anche più del Grana Padano. Dopo aver mangiato usciamo a prendere una birra con Kai: iniziamo con una Primus -targata p.o. box 131, Kigali- con a seguire una Mutzig ed infine una Kol. Tutte tra i 65/75cl, ovvero vescica piena in pochissimo tempo. Essendoci rassicurati che “cin cin” significa davvero penis -per il gusto della banalità da turista- smangiucchiamo delle cake oranges industriali come accompagnamento ai fiumi di birraccia vol.5% che ci propone il Rwanda. Un cesso più sporco dell'inferno è tappa purtroppo obbligata: s'apre la seconda serie degli eventi spassosi per la serie “i bagni della dorigotti”. Dopo numerose curiosità sull'acqua filtrata e bollita per risparmiare, Kai ci racconta la sua storia come volontario in Rwanda, le ragioni della sua scelta nonché del suo abbandono come insegnante potenziale nelle isole Samoa.
    S'apre il capitolo finale di waiting for taru/waiting for godot, mentre le luci sulla collina sono come stelle nel cielo a mezz'aria che si stagliano nella totale oscurità. Ci si lava i denti con spazzolino, dentifricio alla mano e acqua della bottiglia, stilando infine il diario di bordo per poi lasciarsi morire dal sonno nel divano dismesso con una zanzariera enorme a farci da cappello.
   Domani abbiamo un appuntamento con Toru per il cleaning day e la nostra prima collaborazione locale allo sviluppo e la ricerca di un alloggio definitivo.



Se dovete fare una chiamata pubblica internazionale o vi scappa la popò, questo posto fa per voi -ma anche no-.