mercoledì 5 settembre 2012

4 settembre, Day 42. Fiori di ciliegio e maschere bianche all'ombra del monte Fuji.

     Colazione a base di Ikivuguto, zaino in spalle e direzione centre du ville. Il Bourbon Cafè sarà il mio studiolo per tutto il pomeriggio, con un panino alle verdure senza sale a farmi da compagnia ed un tazzone di French Press per tenere alta l'attenzione. Un gusto molto ammeerriggano alla Alberto Sordi per un bar riportato fedelmente dal centro di una città Usa: poco importa, oggi mi tocca il lavoro da scribacchino, necessito di un posto comfortable e posso concedermi di spendere 5 euro per essere trattato da fottuto muzungu senza fare troppe storie.
    Dopo aver lavorato sulle note di campo, chattato con l'altra fetta di mondo e preso ancora un caffè espresso, ecco che il tramonto inizia a fare capolino da oltre la vetrata. Pago il conto, do una riassestata alle articolazioni, chiamo un motard e contratto per la strada fino al Goethe Institute, vicino l'ufficio immigrazione.
    In attesa dell'inizio della proiezione conosco tre insegnanti americane migrate nei loro ultimi anni di lavoro in Africa. Una di loro proviene con gran sorpresa da San Thomas, U.S. Virgin Islands, facendomi venire in mente le spiagge candide calpestate due anni fa in un'altra avventura.
    Mostro dal mio caro vecchio Ipoddino foto dell'Italia, degli USA, di qualche città europea lasciando venire a galla ricordi, situazioni, tracce di memoria da cassetti e scatoloni nel grande iceberg sommerso del mio es, strappando gran sospiri alle donnone per la bellezza del nostro paese.
   Una coca, due chiacchiere, e poi la nuova terribile sorpesa della nuova disposizione spaziale nel centro culturale, inadeguata a vendere persino limonata fresca. Vedere lo schermo sembra un'impresa titanica, andare oltre la testa del proprio vicino l'impegno del secolo. Il pubblico, inutile dirlo, è colmo di blanches intellettuali con pochissimi ragazzi rwandesi incappati nell'evento se non per evidenti legami di amicizia. Risolvo il dilemma mettendomi in seconda fila e senza capoccioni di fronte il naso.
   La presentazione del simpatico speaker dai capelli bianchi precede la partenza di “Kirschblüte” (Cherry Blossom; Hanami), un film stupendo sull'amore e sulla morte, tragico e potente come “A Farewell to Arms”, con un ritmo adatto alla riflessione ed un'immagine mozzafiato del monte Fuji a chiudere la storia di un uomo ingenuamente e genuinamente innamorato. Un film a tratti difficile, che non può piacere a tutti, ma molto emozionante.
    Avec les italiens ci rechiamo in una birreria vicino lo scalo merci Magerwa per fare una piccola cena, attendendo tempi biblici per due stupide brauchette a testa, banane alla piastra e rondelloni di cipolla 33 giri. Inganniamo l'attesa con improbabili indovinelli e rompicapo, birre rwandesi al doppio malto e coca-cola zuccherina in bottigliette di vetro.
    Dopo aver consumato la cena più mediocre, forse, da qui al nostro arrivo, salutiamo i nostri friends e ci dirigiamo a cercare due moto attraversando stradine buie con cani randagi, ubriachi ciondolanti e vecchi container di camion abbandonati a bordo strada.
    Infine, dopo 10 minuti di cammino, passano due moto. Contratto 300rwf fino a Sonatube, poi si continua fin sotto casa e concediamo ancora 100rwf per il pezzo di strada ulteriore non concordato. L'arte di contrattare un passaggio su due ruote, 4 volte al giorno, improvvisando prezzi laddove non si conoscono le distanze, abbassare le quote ed infine mediare: rolling (over the) hills of Rwanda.




    Quando cominica la piccola stagione delle piogge, ci si dedica a sport principalmente anaerobici. Foro del Maichi-bu-ntu Pashcal @ Byumba, '12.