lunedì 15 ottobre 2012

14 ottobre, Day 82. Sandra e Raimondo in versione equatorial-rwandese.

    Sveglia tiranna, ma ci si deve alzare e finire l'ultima intervista o quasi dell'avventura africana in chiusura. I file si ammassano, le ore passano e le ultime considerazioni sembrano non finire mai. Arrivo a Gitega affamato cercando di tamponare con un chapati ed un mezzo boccale di ikivuguto il buco nero nello stomaco.
   Attendo la fine del rituale prendendo appunti con B. sulle ennesime precisazioni che saltano fuori parlando da testimone partecipe, poi spunta il mio intervistato ed alla terza ripresa, sotto la pioggia che batte sul tetto di lamiera, finisco finalmente l'intervista. Vado a casa di B. per un invito pre-partenza conoscendo la sua famiglia in lodevoli scene alla Sandra Mondaini-Raimondo Vianello traslati nell'altra fetta di mondo.
   Scappo in centro per terminare di scrivere appunti e parlare in skype senza troppi problemi di linea; infine passo ore con una stanchezza addosso più pesante delle nubi di giovani folli ronzanti in qualsiasi locale che sia aperto dopo le 10 di sera. Sogno di sognare in un lungo letargo torinese e d'abbattere la sorcellerie dei musi invidiosi ed opportunisti, poi pago il conto e vado in centro con la prima moto.
   Arrivato a casa prendo le foto della tre giorni lacustre a Gisenyi dai vicini di casa deutsch, faccio un po' di pausa mangiando riso in bianco con salsa di manioca prima di comprare chapati freschi di fornellino+ikivuguto e tornare a casa. Si va a dormire alle 22: c'è sonno da recuperare, parecchia stanchezza da estinguere e lo spirito della buona volontà da invocare in tutta fretta.



   
    Guerriero congolese fumante come un turco in terra rwandese. Foto Maichi Ntwari Pashcal.

13 ottobre, Day 81. Il cuochino italiano part-time vittima degli amadazi.

    Sveglia e chiacchierata skype dalla camera degli ospiti chez les italiens con a seguire una colazione/pranzo con pasta ai funghi, pomodorini, prezzemolo e profumi oltrepassato mezzogiorno. Mi cimento con buon successo e divertimento; c'è tempo anche per un attacco di panico passeggero scambiando il contenitore del cumino con quello del pepe, ma tutto è bene ciò che finisce bene.
    Chiamo per ritardare l'ora d'incontro con l'informatore e fatico a trovare una moto in questa parte della città fino ad una contrattazione di successo con un motociclista verso Gitega; qui, col pastore traducente dal kinyarwanda al francese, cerco di terminare un'intervista che pare infinita.
   Un piccolo assaggio di Chapati special tornando a casa, poi tutti al bar di quartiere dove temporeggiamo a prendere delle brauchette per paura che la tavolata ci mangi tutto senza troppi complimenti. Ma come poter andare via con una tale compagnia attorno? Parlando direttamente col direttore riceviamo in soli 20 minuti uno dei piatti nazionali rwandesi, con gran stupore di non soffrire la noia dell'aspettativa eterna come al solito.
    Esco per prendere qualcosa da mangiare dopo la terza skoll fredda grande formato e me ne torno con l'unica cosa ancora disponibile in serata: amadazi. Il fatto che questa specialità sia del tutto simile a pane -seppur fritto e preparato con birra- non cambia le facce stranite dei kigalini di fronte l'accoppiata d'affamato di prima categoria. Se c'è poco da mangiare, poca sarà anche la scelta: che l'Italia apra mille ristoranti in questa città dove far lavorare tutti i disoccupati del Bel Paese, oh dunque!
   Dopo aver partecipato alla grande tavolata con compagni ed amici del quartiere, K. ed io ci dirigiamo verso la serata danzante del KBC che parte piano, poi accellera ed infine ricurva su se stessa all'ombra della degenerazione birrosa. Si torna a casa tardi pensando che poche ore dopo dovrò finire l'intervista iniziata nel pomeriggio: dormo vestito, stramazzando sul materasso a terra e mettendo la sveglia troppo paurosamente vicina.




    Il posto giusto per comprare un laptop con un desktop da favola. Maichi Ntwari Pashcal.

12 ottobre, Day 80. Déjà-vu flower power (no fiori nei cannoni).

     Sveglia presto chez les italiens con una colazione che sa di Bel paese in compagnia dei colleghi d'esperienze kigalini che lascio lavorare su cifre e numeri mentre parto in direzione KIE. Al dipartimento stampo e rilego la presentazione in slideshow, il progetto di ricerca e svolgo una intervista con Joe. L'attività è febbrile, la mattinata intensa; scambio punti di vista con J. sul progetto di tesi iniziale, poi vado al Magda per un check-up e-mail e per lavorare sul personal report in inglese. In seguito si va a casa per un piccolo sonnellino ristoratore data la notte di poco riposo e mi sveglio alle 5 e 30 p.m., raggiungo i ragazzi all'atelier per ridare le chiavi di casa e vado dritto a fare ricerca. Il service termina alle 6 ma il pastore ben gentilmente mi indica ancora due persone per le mie interviste.
    Sono altre due ore a galoppar di meningi col tramontar del sole rwandese, prima di scappare ancora al Bourbon stanco morto a mangiare un panino vegetariano. Vado a Gatenga chez les italiens portando una bottiglia di bianco Trebbiano del Rubicone d'accompagnar al pesce con le patate che diventa la mia seconda cena (o la metà aggiunta alla prima della serata). Dopo ciò, tutti al Soundowner per serata danzante, bevente e pioggiante con -forse- il pianeta Giove grosso come una biglia nel cielo e nuvole di giovani prostitute sparse per la folla in cerca di qualcuno da portarsi a casa a fine serata.
    Piove anche di notte ed i muzunghi con le loro birrette in mano danzano a piedi scalzi sul cemento bagnato ricordando un qualche déjà-vu tra il flower power ed una banale festa tra liceali sbronzi. La musica è ganza come un pappone col gomito fuori dal finestrino nell'intento di vedere le “gazzelle rwandesi” trottorellanti per la pista da ballo ed in cerca di qualcuno da spennare. Un biscotto con marmellata già dormicchiando all'alba ed aspettando un altro nuovo ultimo giorno in terra straniera.





    La coca-cola ci renderà tutti più felici. Guardate come se la spassano. Foto Maichi-Ntwari Pashcal.