mercoledì 15 agosto 2012

15 agosto, Day 22. Japafricaitaliane à Kigali.

     Mi sveglio prestissimo a causa dell'equatore che mi trapassa il sonno. 
    Prendo il Lariam con pane e nutella accorgendomi di non avere il caricabatterie del netbook. Lo cerco ovunque, non trovandolo faccio mente locale e penso sia al KIE: avverto Jolly e Gertrude, poi mi avvio a piedi aspettando l'arrivo di G. in mattinata per aprire il department e cortesemente controllare se la mia dimenticanza è situata proprio là. 
    Prendo la camera e faccio un breve set wonderin' in the town, con quel gusto girovago-solitario che regala sempre begli scatti con un po' di pazienza ed attenzione. Prendo un bicchiere piccolo di Ikivuguto, sbagliando nome tre volte prima di leggere la corretta denominazione sull'agendina, sorseggiando e prendendo note sulla complessità emersa dalle interviste di ieri pomeriggio en attendant Gertrude. 
    Dopo 15 minuti mi dirigo al KIE, trovo la solare supervisor contenta per avermi fatto ritrovare il carica batterie: scambiamo due chiacchiere, le racconto della ricerca ed infine mi consiglia di vestirmi con cura per la 3 giorni di guarigioni dans la campagne, poiché l'etichetta ed il giudizio passano molto per i vestiti scelti qua in Rwanda. Nonostante il caldo cercherò di fare del mio meglio e seguirò il suo consiglio; la saluto e contratto per 300rwf d'andare fino a Nyabugogo per prendere i biglietti per Nyagatare con partenza alle 6 del mattino ed arrivo previsto per le 9. 
    Alla stazione il giovane motard chiede inaspettatamente 1000rwf, altri s'interpongono sostenendo che non abbia capito a causa della lingua il prezzo concordato (balla clamorosa, mi aveva mostrato 3 monete per essere sicuro di aver capito e con tanto di gesto del 3 in mondovisione). Do infine 500 rwf, un prezzo giusto per mezzora di moto, e vado a prendere il biglietto. Tornato a casa indago sullo stato dei visti, ottenendo un semplice pending dal dubbio significato reale sul sito del governo...speriamo bene.
    Temporeggio sul decidermi cosa fare, poi di fila senza sosta: chiedo a Sexebeh di contattare il suo motard di fiducia per poter partire alle 5.15 del mattino da casa, essere a Nyabugogo alle 6.00 pronti alla partenza per Nyagatare; dormicchio 10 minuti per recuperare il senso di me stesso; con Irene andiamo da Kibe, l'artiste pittore e scultore che produce ed esibisce le sue opere in un atelier in mezzo delle baracche dal fascino disordinato e molto africaine
    Da quest'ultimo faccio due foto-réportage per gusto personale, mi offro d'aprirgli un blog atto a pubblicizzare il progetto artistico e la scuola di pittura per bambini di strada, facciamo due chiacchiere in français sull'antropologia delle chiese e dell'arte. Ci mostra le sue opere distese a terra: preferisco due tele che ha intitolato/che sono a tema “Intelligence” e “La Femme”: si complimenta per la mia scelta mirata e gli prometto di comprare qualcosa prima della mia partenza per il suo progetto avec les enfants et pour l'art.
    A seguire beviamo un Nescafé, ci dirigiamo verso il BCK per vedere Taru e japanese friends in centro città, contrattiamo la moto col nostro nativo amico verso il locale dove i nostri nipponici preferiti sono già brilli e pieni di brio.
    Una tavolata Japafricaitaliane uscita da un film di Fellini, alla faccia del multiculturalismo quotidiano di voi noiosi sociologi, il futuro della gioventù globalizzata parlante 5 lingue in totale mixate e tradotte col solito noioso inglese a fare da lingua franca.  
    E' una serata piacevole assai, farcita da un piatto di formaggio giallo canarino e wurstel abbrustolito del Dorigatto, polpettine di carne e cipolla a fettine del Maichi-Bu-ntu, Mutzig e Skoll per tutti. A fine serata propongo la foto di gruppo, che diviene un evento con tutto il personale del locale tranne colui che è addetto a fare la foto, che al quinto tentativo con tanto di cambio obiettivo riesce a fare una spara-flashiata tutta storta ma limite invalicabile per la sua pessima qualità.
   Indaghiamo gli tsunami, i gusti estetici Jap e rwandaise, la crisi economica italiana, la distance, l'arte congolese ed infine Taru, in preda all'ivresse ma non ancora ivrogne (come ci fa notare Kibe), fa congedare il gruppo più multiculturale di Kigali -ma forse anche no-.
   Dopo aver congedato il motard del ritorno a casa, mi faccio una douche, Marianne mi offre un piatto di verdure al vapore, preparo lo zaino per la tre giorni di Nyagatare e aspetto la skype-izzazione serale, ma crollo prima di ogni contatto. Si parte alle 5, meglio dormire un po' prima di ricominciare a vivere e a scrivere encore et encore.




Maichi-bu-ntu @ Kabi's atelier. Foto del Dorigatto del Rwenzori.

14 agosto, Day 21. Mangiagatti rwandesi alla riscossa.

     Il gallo deve essere finito in pentola. Oggi ho dormito meglio del solito.
    Telefono ad un nuovo contatto a 4 passi, massimo 5 dal KIE, trovato ieri sera in tarda serata. Qui, in questa église dall'aspetto elegante, studenti universitari esprimono il loro whole diviso in soul, body and spirit cantando genuinamente con decine di coetanei il loro sentimento spiritual-religioso che pare non esistere quasi del tutto/non più nel nostro piccolo mondo
    Il giovane pasteur mi bombarda con domande del tipo “D U BLV in JSUS?”: gli rispondo che ciò non è importante per la mia ricerca, che il punto di vista è antropologico non dottrinale, ma pare non capire e ripete la domanda ancora un paio di volte. Nonostante ciò, mi risulta simpatico e scrivo l'ennesima lettre du permission da inviare al capoccia della zona per ottenere il lasciapassare alle riprese. La scrivo seguendo il modello della precedente per il responsabile legale, mangio una papaya offertami da Marianne e contratto la moto per il KIE a 400rwf (record ieri sera per 300rwf). 
    Sorrido con/per il coscritto E. il quale, cominciando a chiacchierare e rispondere a domande sulle guarigioni miracolose, finisce per essere intervistato per circa un'ora e mezza. Arrivato a domande difficili quali potere, soldi e interessi personali m'informa che è impegnato, deve lasciarmi ma certo, certo continueremo con le domande la prochaine fois. Lo spero molto, ma non insisto inutilmente.
   Torno al KIE, distante circa 50 metri, e rimetto a posto gli appunti, le domande, butto giù qualche considerazione sul giovane REV. che cita la sua relazione di coppia per farmi un parallelismo con i disaccordi interni alle chiese. Interessante, di certo molto umano e genuino, ben poco sovrannaturale.
   Dopo aver skype-izzato un'oretta, torno a Sonatubes per intercettare Paolo e dirigerci al service di Nyamirambo. Qui, scesi dalla moto, prendiamo una coca ed una birra nello stesso posto dove colazionai un paio di volte prima di travailler, incontrando un gruppo di 7 rwandesi mezzi brilli e con la voglia di offrirci da bere. Decliniamo per le birre, ma non possiamo sottrarci dall'apparire in foto nei loro cellulari e dal parlottare del più e del meno per 10 minuti lunghissimi, cercando di non dare numeri di telefono per non essere molestati rispondendo :”Mamma mi ha detto di non dare numeri. Per questo non posso farlo”. 
    Scappiamo, e scendendo la discesa tra le baracche ecco che il Pasteur Michel mi ferma tutto contento di vedermi in zona. Mette subito le mani avanti e mi dice che posso intervistare un giovane suo figlio (non carnale, seppur ne abbia 8) e "più avanti, magari, in futuro, chissà", anche lui. 
    Accetto per non rifiutare approfittandone per fare una foto tutti insieme tra le baracche e la église di lamiere. L'intervista col giovane D. dura 2 orette e mezza circa, toccando doversi temi in una carrellata tra potere, interessi, risposte dottrinali ed il solito grande problema della relatività critica che pare non essere nemmeno concepito da molti fedeli, o semplicemente trovante risposta in qualche versetto anche poco convincente.
    Ritorniamo verso il centro, prendiamo una fanta per aspettare gli altri italians, conosciamo un gruppo di scout spagnoli tra cui anche qualche antropologo e poi tutti verso il “Sole-Luna”, pizzeria italiana di buon livello frequentata da gente upper-class con prezzi affatto popular per questo Paese.

(Eimaniam... 333333333333333333333333333333333333333333333333333333333333
33333333333333333333333333333333333333333333333333333333333333333333333
33333333333333333333333333333333333333333333333333333333333333333333333
33333333333333333333333333333333333333333333333333333333333333333333333
33333333333333333333333333333333333333333333333333333333333333333333333
333333333333333333333333333333333333333333333333333333333333333333... 
n.d.r.:mi addormento sul tasto £/3, la mattina me ne accorgo e trovo due pagine con questo numero ed una misteriosa parola all'inizio. Sarà the holy Ghost?)

     Delirio d'origine nord-est italica bazzicante tra antenati e thai-cuisine non riuscita con risposte acide come lo yoghurt locale, lo schersoh romagnooolo di un falso caffè rovesciato su un cliente -io- con piccolo relativo infarto (il caffè Pio), la vista delle luci di Kigali come un cielo di stelle rovesciate sul terreno nell'oscurità della notte, i black-out per la città con zone d'ombra che vanno e che vengono ciclicamente all'orizzonte, la luce che salta due volte anche nel locale, le risa scoppianti e la soddisfazione di avere mangiato pizza in centro-Africa. 
    Esser stanchi per aver sviscerato due Pasteur porta alla voglia di andarsene a letto, allungare il passo, non sopportare i miagolii capricciosi dei gatti neo-rwandesi, avere l'indifferenza liberatoria dei self-responsible, addormentarsi su un tasto come già detto, risvegliarsi e continuare a scrivere, tutto di fila, tutto alquanto strano ma certamente vero. C'est la vie, c'est l'Afrique.



    Se volete fare i muratori/carpentieri in Rwanda, questo è ciò che vi aspetta. Se non ci avete mai pensato prima, non siete anormali o comunque non siete fan della 626 del signor Beghelli.