mercoledì 10 ottobre 2012

9 ottobre, Day 77. La collina dei fagioli.

     Colazione veloce dal nostro rivenditore di fiducia (ma non troppo), schizzando di seguito al Magda Cafè fino al primo pomeriggio attendendo d'andare all'ufficio immigrazione. Ho di fatto ricevuto una mail dal Ministero riguardo il mio passaporto dopo solo più di due mesi.
    Arrivo nell'ufficio pubblico e lo trovo colmo di gente ma senza un ordine preciso per il turno poiché la numeratrice è fuori uso. Vado via sficuciato ma un ometto, forse americano, mi ricorda che solo durante il pomeriggio vengono dati e non ricevuti documenti ufficiali. Non volendo rischiare dunque qualsiasi genere di ritardo faccio marcia indietro e mi risiedo sulla poltroncina. Nessuno passa il turno, dunque mi propongo: incredibilmente in un paio di minuti ho firmato e preso il mio passaporto, con tanto di scritta multiple-entries e “researcher” appiccicata in quarta pagina. Noto che la validità è stata posta contando tre mesi dall'arrivo effettivo nel paese: scadrà dunque il 30 ottobre. Poco importa, tra un paio di settimane me la filo e non dovrò pagare più nulla.
     Tornato a casa trovo K. con il quale facciamo una gita al quartiere americano passando per la collina dei fagioli, proprio di fronte la strada dei ministeri e l'ambasciata americana: si tratta di un'intera parte di città trasformata in un fertile suolo pubblico dove un tempo v'erano case, boutique e forse bambini che gridavano muzungu! (con pronta risposta: “muyirabura!”, ovvero l'antidoto alle solite noie quotidiane).
    Dopo questa surreale traversata arriviamo nel gigantesco quartiere universitario finanziato da qualche église e poi giù, verso Gisozi, passando per casa di S. che ci accompagna dopo due chiacchiere fino al bus per tornare a Kacyiru. Imbastisco un'intervista con un caso di “pentecostale-a-metà” perché troppo amante dell'amor carnale, poi si macina la carreggiata fino al ministero e dunque di nuovo a casa. In serata un'ultra-difficile chiamata skype senza luce o connessione internet seguita da una pasta alla norma preparata su due fuochi a carbonella con bruschette -la gioia di un povero italiano affamato ed espatriat-o.
     Scandalo per l'affermazione aberrante di K.: mangiare del pane con della pasta aggiungendo, magari, un po' di mayonese è del tutto normale. Dopo aver sentito e sopportato ogni aneddoto e critica sull'ikivuguto consumato in una boutique, questo è davvero troppo! Si va a nanna gonfi di carboidrati e stanchi della passeggiata nel tardo pomeriggio. Ed è un altro giorno in meno in terra rwandese.




    Università avventista: quasi come Palazzo Nuovo. Foto Maichi Ntwari Pashcal.