domenica 12 agosto 2012

11 agosto, Day 18. Matrimoneggiante giornata con reflex in sacocha.

     Sveglia anche prima che il gallo canti. L'Africa mi fa dormire poco, chissà come mai.
     Marianne si prepara per andare ad un matrimonio con rituale semi-tradizionale+semi-moderno e mi gasa l'interesse antropofagico forse più delle reali aspettative. Anche noi oggi dovremmo andare ad un matrimonio ma i programmi sono di presenziare al pranzo dalle 13.00; invece, credendo di andare allo stesso evento di madame, mi vesto ed accompagno Paolo con macchina foto appresso. Questo pastrocchio di date e luoghi simili si riveleranno semplicemente facenti capo a due matrimoni diversi, in posti vicini e orari identici.
     Prendiamo due motards, ci dividiamo per un rosso troppo lungo ad un incrocio, poi il tassista su due ruote finisce la benzina in mezzo la strada: io scendo dalla sella, lui corica la moto sull'asfalto per recuperare le ultime gocce dal serbatoio ed arrivare giusto giusto ad un distributore a 200-300 metri. Dunque rimette in moto e spero si ricordi la traduzione del suo collega in kinyarwanda per arrivare a destinazione, perché di fatto non so quale sia il luogo. Fortunatamente il posto è molto conosciuto, pago la quota e mi dirigo alla sala dei matrimoni civili.
      La nostra coppia arriva palesemente in ritardo, prende posto ed è subito flashiata da un'enorme faro sparato in viso da un cameraman dal totale dubbio estetico. Si contano 7 fotografi e 3 telecamere affollanti la sala ed incrociantesi gli uni sugli altri in scene esilaranti che mi suggeriscono di fare un servizio su di loro e non sui festeggiati. Uscendo, ancora alcune foto con amici e parenti di ogni qualità e gusto; poi si prendono tre macchine e si fa un servizio nell'ex luogo di lavoro della sposa (ma perché proprio qua?) per sfruttare il setting floreale/arboreo. Risate per l'ego pronunciato delle damigelle bramose di essere immortalate a tutti i costi, ritratti soddisfacenti e poi di nuovo in macchina verso casa, molto bene addobbata e con evidente lunga costosa organizzazione.
     Si tira fuori la macchina e da qui in poi non ci si fermerà più. La sposa da qualcosa da mangiare a me e Paolo per poi invitarci a lavorare tutto il pomeriggio; ci porta in una stanza a parte, ci fa servire piattoni misti e Mutzig fredda, ci presenta tutte le sue parenti, facciamo due parole e poi “hop!, in piedi à travailler!”.
     Sotto un gazebo le due famiglie mettono in scena una contrattazione per i rispettivi figli. Scambio di doni/bibite/scotch, monologhi tra capi rappresentanti, testimoni ed altre personalità rilevanti. Arriva anche un finto pastore con muggito di sottofondo a rappresentare simbolicamente la dote bovina di un tempo, oggi soldi in contanti. Un corpo di danza giovanile si rifà all'India -così come anche la sposa- con sonagli ai piedi, arti snodati e colori accesi: ci si domanda se sia l'influenza delle telenovela preferita di Marianne ad avere creato questa febbre indiana.
     Ci si intrufola da tutte le parti, vediamo tremors e la sua mano s-ferma rovinarci i punti di vista, ci si arrampica, ci si mette a filo terra, ci si spinge tra invitati, ci si ci si ci si...si fanno 3-4 ore piene di buon lavoro per fare un regalo agli sposini.
    Affamati, riusciamo a prendere qualcosa dal buffet senza code chilometriche, sorseggiando Primus caldiccia portata da un cameriere istigante stati di ebrezza. Verso il tramonto si fanno due chiacchiere con gli invitati, poi si fugge aspettando che Juventine e amiche prendano un bus per Nyamirambo apprendendo qualcosa per il dizionarietto kinya. Piccola spesa al supermarket italiano, cena fatta male e post-produzione selvaggia di foto della giornata. E' un lavoro molto lungo: speriamo che almeno al nostro karma giovi qualcosa, dato che il portafoglio ha deciso di fare beneficenza in questa occasione per i giovani maritati.
     Si va avanti fino all'una e mezza di notte poi si crolla, si riflette e si crolla, si parlocchia in chat e si crolla ed in mezzo a tutti questi crolli si trova anche la voglia di andare a nanna.

   
 


    Maichi-Bu-ntu nell'intento di rèportageare l'evento matrimoniale messo su un trespolo con il suo teleobiettivo. Foto gentile dono di Paolo Cravello (e/o Cravotto).