venerdì 21 settembre 2012

20 settembre, Day 58. Cimiteri e bananeti, un'accoppiata già sentita.

     Sveglia presto causa luce accecante dalla finestra: sono solo le 6.30. Colazioncina veloce e due parole avec les italiens, un caffè amaro e si parte in solitaria per il Kie. Ci saranno da rivedere chiacchierate e note, decine di e-mail e comunicazioni da inviare, ri-parlare del più e del meno al telefono senza fili con l'Holy Spirit.
   Improbabile gita al cimitero Remera nel Gasabo District, diviso tra tristi tombe ornate con mattonelle da bagno e vecchie croci di legno divelte dal terreno. La vista è meravigliosa, uno scorcio anomalo sulle colline del tutto strabiliante; ma di certo non è l'affascinante graveyard con magnifiche tombe monumentali bianche che mi ero immaginato. Poco male, continuo con l'attività di flaneur solitario a tempo determinato per strade rosse di terra battuta, mentre nubi nere come la pece mi guardano pronte a rovesciarsi malignamente sul mio capoccione.
   Bambini con giocattoli fatti da bottiglie di plastica, una streghetta ch'affila un coltello con un vecchio machete e marmocchi che gridano "muzungu!" rincorrendomi a perdifiato. Giro tra le baracche vedendo caprette mangiare da mucchi di spazzatura, fratellini in spalla a sorelline nell'atto d'imboccargli pezzetti di banana, vecchiette dalla faccia annoiata dal vedere un bianco tutto solo e bambini impauriti per la stessa ragione. Lo stupore di trovare questa povertà è più grande che il pericolo d'inoltrarvisi. Al di sotto della strada principale ci sono baracche in lamiera e mattoni -costruiti laboriosamente con il terriccio dei bananeti- sparse qua e là ed abitate da numerose famiglie con almeno 4 figli vestiti di polvere, stracci e con un pezzo di copertone da far rotolare per la collina come unico divertimento. Spaventevoli grida di qualche chiesa Pentecostale si sentono nitide, in lontananza, interminabili.
  Risalgo la strada con qualcuno alle spalle che lascio defluire accostandomi un poco per diffidenza, mentre altri bimbi si fanno fotografare in pose plastiche ridacchiando nel ripetere il loro ritornello preferito: “umuzunguuu!”.
   Un'impervia salita, ancora un pezzo di strada asfaltata ed eccoci alla prima moto che mi vuole fregare 300rwf per 500 metri in linea d'aria. Torno all'università giusto in tempo per non essere lavato totalmente dal piccolo monsone equatoriale, scrivo qualche nota e facebook mi salva dalla depressione post-Lariam. Appunti, blog e stelle cadenti spezzate a mezz'aria possono voler dire doppio traguardo o tutto andato in fumo, chi lo sa. Si vedrà.
  Moto per tornare a 500rwf e passaggio per un'enorme pozzanghera sulla strada battuta di Sonatube; tutti a casa ove si fa cena col il doggy-bag indiano della scorsa sera intatto, immacolato, intonso nell'odore-gusto-sapore...ltro che conservanti!
   Mariottide domanda l'affitto, sento volare via il mio potere d'acquisto economico dalle stelle alle stalle ed incomincio a rasserenarmi con una nuova avventura nel Fantaghirò antropofagico-letterario. Il Dorigatto s'incapriccia tutta la sera, poi tutti a nanna aspettando l'alba di un nuovo giorno rwandese dopo non aver visto ancora una volta “Chiedilo alla polvere”.




    Stagione delle piogge: portatevi l'ombrello. Foto del Maichi-bu-ntu Ntwari Pashcal.