martedì 21 agosto 2012

20 agosto, Day 27. Pigmei, maschere rituali, mancate feste di fine Ramadan e giovani afriggani poliglotti.

     Mi prometto di riposarmi un po' lasciando che la maladie fluisca lentamente fuori dal corpo e dalle vie respiratorie. Mi dedico ad un primo piccolo lavoro sui video con denominazione di frammenti delle riprese campagnole, un po' di post-produzione foto e la cara vecchia mezzoretta su skipe.
    La spesetta ed il cous-cous del Dorigatto in vena cuciniera per tutto il Rwenzori ridà le forze ai giovani disabilitati che ritrovano il riposo e prendono la decisione di chiamare Kabe per fare qualche foto nel suo atelier, col progetto prossimo di creare un blog atto a farlo conoscere non solo nel suo quartiere.
    Dopo qualche scatto all'artiste en train de travailler, una visita ad una cooperativa di pigmei artigiani facenti vasi in terracotta e ceramiche per arredo domestico. E' un lavoro artigianale specializzatissimo che vediamo solo per qualche minuto dopo il tramonto e che ci ripromettiamo di riapprofondire nei prossimi giorni. Allovio torna alla mente e sfugge via nel momento in cui una giovane donna prende una pallotta d'argilla cominciando a creare piano piano questi vasoni senza alcun aiuto se non le proprie mani ed un po' d'acqua.
    Dal momento che oggi è Festa Nazionale (o almeno così ci è stato detto) causa fine del periodo di Ramadan, sentiamo un informatore di seconda mano del Dorigatto per cercare di partecipare a questa famosa evenienza. In realtà ci si dirige al caffè Nyakabanda, nel secteur Nyamirambo, e si finisce a bere una birra con gli amici di T. -l'informatore- parlando inglese e francese bien mélangé ma ammirando la capacità linguistica molteplice di ogni ragazzo rwandese.
    Più avanti nella serata T. sprofonderà in una semi-crisi da ricordo post-evento-traumatico cadendo in un loop ipnotico davanti ad un paio di brauchette e patatine+coca, per di più arricchito da ubriaconi molesti amici d'infanzia (o semplici rompipalle) col classico atteggiamento fastidioso delle troppe Primus in corpo.
   Tra di essi ricordiamo il campione di kung-fu rwandese (simile per T. “a Steven Seagall e molti altri”) che avrà la capacità anche di dirsi meccanico, genio della meccanica e grande amico genio della meccanica di tutta la piccola tavolata muzungu senza apparire per nulla odioso -ma anche decisamente sì-.
   Infine usciamo nella pioggia fredda e novembrina nel cuore dell'Africa, contrattando un motard per un faticoso accordo di 1000 rwf sudato per noi dallo stesso T.
   Come se non bastasse soffrire di una stanca raffredosa emicrania, ecco che telenovela maledetta di Marianne ricorda al genere umano che una sigla cantata in indiano misto ad inglese può avere effetti mortali per dei poveri europei, già colpiti seriamente dalla schizofrenia climatica dell'Africa centro-equatoriale.


    L'appollaiato Dorigatto del Rwenzori in visita @ Kabe's atelier. Foto del Maichi-bu-ntu Paschal '12.

19 agosto, Day 26. La maladie ed il semi-bidone Japanese.

     Malattia mattutina seguita da una colazione iper-curata del Dorigatto con tanto di tavola imbandita per IlarPaolMike. In menù: pane e nutella liquida importata dalla Scandinavia, versione taroccata-africana del Nesquik, papaya pastosa per palati esotici, latte di Nyagatare, ottimo thé verde del Rwanda.
     Un pasticcone di paracetamolo, una bustina di MgKvis per riequilibrare la morte apparente e l'inerzia di una semplice influenza che qui fa subito pensare a malaria, febbre gialla, colera, chi più ne ha più ne metta. La telenovela a 5000decibel di Marianne non aiuta di certo il riposo né una qualsivoglia degenza, ritrovandoci tutti e 3 malati (tranne il Dorigatto causa super-poteri provenienti dalla sorcellerie) ed inaugurando il “piccolo ospitaletto di Kigali” a casa di Marianne. Segue un pomeriggio da dormienti in un'uggiosa domenica pomeriggio.
     Paolo e Ilaria scappano prima che Marianne sappia o si ricordi che arriveranno i Japanese alle 7 p.m. portando, almeno così si era programmato, gustose prelibatezze orientali. Taru, Kai and friends arrivano a Sonatube puntuali e vado a prenderli sgambettando malaticcio su per la salita rossa non asfaltata. Ma quando siamo quasi arrivati a casa, Taru ammette di non essersi ricordato delle sue prelibatezze (o meglio l'alcool parlò per lui qualche sera indietro), dunque le nostre aspettative culinarie sono infrante. Dopo aver preso il Dorigatto a casetta e intercettato Kibe, si va tutti in un locale vicino ad ingurgitare le care vecchie brauchette à la rwandeise, salatissime ed abbrustolite senza pietà.
    I nostri finti tonti dal sol levante non hanno cibo giapponese ma in compenso tirano fuori comunque una vaschetta di pescetti disidratati da Tokyo ed un succo di frutto della passione, che smangiucchiamo accompagnati dai soliti soft drinks e dalla cheap and popular Primus a 700rwf.
     Con Kabi parlo della stregoneria in Congo, serpenti giganti che portano lettere, di gente che vola su basket intrecciati e veleni a sopresa nella colazione, giungendo alla solita conclusione in tematiche supernatural: credere o non credere? Ognuno dice la sua, la risposta non è mai una sola, beviamoci una birra e facciamola finita.
     In tarda serata mi risale la febbre, un'amica di Kai mi domanda se sia malaria: io faccio le corna, le dico di non portare jella e mi ricordo delle mie pasticcone di Lariam sul comodino.
     Il Dorigatto decide per un bis di spiedini di carne; io inizio a sentire freddissimo, tremolare, e da lì a poco ci si saluta dandosi appuntamento nei prossimi giorni per la serata tris della serie: “Immigrati in Rwanda”.
   Infine vado a casa, crollo nel letto ma racimolo ancora le ultime forze per dare un occhio a facebook e ritrovare l'occidente, skype per parlare con gli amici ed il sonno per ritornare sani.



Masque à la congolaise, by Kabi. Foto del Maichi-bu-ntu Paschal, '12.