La domenica è un coro
unico che proviene dalle strade.
Indeciso se andare o
no fino al service mi decido
per una pausa nonostante sia proprio il giorno clou per
fare ricerca. Preferisco restare qua ad aspettare di decidersi sul da
farsi, internettare per poi avviarsi a vedere un laghetto tanto
banale quanto inutile e brutto. Andiamo da Genereuse per recuperare
il carica batterie dimenticato ieri, dopodiché spettegolezzi con la
neo-sposa e motards fino
alla zona Golf Club per il Lake Nyarutarama. Arrivati, sentiamo
ovviamente il lungo grido “muzunguuuu!”
di numerosi bimbi vestiti di polvere; risaliamo il bordo
dell'orribile inutile laghetto artificiale passando poi in mezzo a
casette e baracche trovando par hasard il
centro d'arte “Ivuka Arts”.
Qui
prendiamo contatti, facciamo un giretto con guida turististica
conoscendo pittori e sarte, ascoltiamo americane estasiate e
riconoscibili a 4 anni luce per banalità di giudizio e gridolini. Si
cerca un ristorante consigliatoci da una ammerigana che
si rivela un caffè d'artistoidi ultra-costoso ma comunque
piacevolmente decorato con i quadri del centro.
Sulla
strada il Dorigatto decide di andare ancora in longboard
felice di essere uscita da due
settimane di ferite infette per la precedente caduta. Raccatta un
artiste, simpatica figura e
probabile contatto per lavori futuri che viene con noi e nella sua
totale disponibilità si fa offrire una fanta per ringraziarci. Al
momento del conto non bastano i soldini, il Dorigatto si dirige in
Bekà per poter così saldare il pranzetto delle 4P.M., uscire ed
infine dirigerci verso Nyamirambo, al “Green Corner”, ma non
prima di un altro po' di skate con
motards divertiti in tribuna
d'onore al bordo della strada.
Considerazioni
sull'amor, la suerte,
la distanza e la qualità delle birre rwandesi con un punto di vista
maschile, poi chiamiamo Ilaria e scopriamo l'esistenza dell'omonimia
assurda di due locali, uno di fronte l'altro, con lo stesso nome.
Dopo aver finito le birrette ecco Ilaria e amici italo-rwandesi dal
Green Corner dall'altra parte della strada, con i quali ordiniamo 3
poissons usciti da
“L'incubo di Darwin”, giganti, pescati da qualche grande lago africano,
cotti sulla brace e con le loro bocche grosse come un cane di piccola
taglia dalle squame della consistenza d'ossa di pollo.
Sono
oggettivamente molto buoni, polposi e da mangiare con le mani sporche
di nero e del sapore forte che fatica a togliersi dalle
dita anche al terzo lavaggio.
Sentiamo
strani versi venire dalla cucina: mi avvicino e vedo in mezzo a
grandi fuochi due cuochi dal fare tranquillo (un'ora e mezza per
avere 2 pesci, ovvio) che sgozzano una gallina ed iniziano a
spiumarla.
I
due giganti grigliati, dalla faccia lessa e contrita, sono lentamente
un cumulo di lische inondate di mutzig a
volontà per digerire il tutto. La fantasmagorica visione del “congo
dorigottiano” cazziata da dottorande veterane del campo porta un
carico di buon senso, ed il ritorno in auto verso la nanna nanna
aspettando stelle comete e poteri magici per declinare i destini in
una direzione comune chiude la giornata.
Les italiens et les rwandaises @Genereuse's marriage. Foto gentile dono di Paolo Cravello e/o Cravotto.
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