Sveglia presto causa
luce accecante dalla finestra: sono solo le 6.30. Colazioncina veloce
e due parole avec les italiens,
un caffè amaro e si parte in solitaria per il Kie. Ci saranno da
rivedere chiacchierate e note, decine di e-mail e comunicazioni da
inviare, ri-parlare del più e del meno al telefono senza fili con l'Holy Spirit.
Improbabile
gita al cimitero Remera nel Gasabo District, diviso tra tristi tombe
ornate con mattonelle da bagno e vecchie croci di legno divelte dal
terreno. La vista è meravigliosa, uno scorcio anomalo sulle
colline del tutto strabiliante; ma di certo non è l'affascinante graveyard
con magnifiche tombe monumentali bianche che mi ero immaginato. Poco
male, continuo con l'attività di flaneur solitario a
tempo determinato per strade rosse di terra battuta, mentre nubi nere
come la pece mi guardano pronte a rovesciarsi malignamente sul mio
capoccione.
Bambini
con giocattoli fatti da bottiglie di plastica, una streghetta ch'affila
un coltello con un vecchio machete e marmocchi che gridano "muzungu!" rincorrendomi
a perdifiato. Giro tra le baracche vedendo caprette mangiare da
mucchi di spazzatura, fratellini in spalla a sorelline nell'atto
d'imboccargli pezzetti di banana, vecchiette dalla faccia annoiata dal
vedere un bianco tutto solo e bambini impauriti per la stessa
ragione. Lo stupore di trovare questa povertà è più
grande che il pericolo d'inoltrarvisi. Al di sotto della strada
principale ci sono baracche in lamiera e mattoni -costruiti
laboriosamente con il terriccio dei bananeti- sparse qua e là ed
abitate da numerose famiglie con almeno 4 figli vestiti di polvere,
stracci e con un pezzo di copertone da far rotolare per la collina
come unico divertimento. Spaventevoli grida di qualche chiesa Pentecostale si sentono
nitide, in lontananza, interminabili.
Risalgo
la strada con qualcuno alle spalle che lascio defluire accostandomi
un poco per diffidenza, mentre altri bimbi si fanno fotografare in pose
plastiche ridacchiando nel ripetere il loro ritornello preferito:
“umuzunguuu!”.
Un'impervia
salita, ancora un pezzo di strada asfaltata ed eccoci alla prima moto
che mi vuole fregare 300rwf per 500 metri in linea d'aria. Torno
all'università giusto in tempo per non essere lavato totalmente dal
piccolo monsone equatoriale, scrivo qualche nota e facebook
mi salva dalla depressione post-Lariam. Appunti, blog e stelle
cadenti spezzate a mezz'aria possono voler dire doppio traguardo o
tutto andato in fumo, chi lo sa. Si vedrà.
Moto
per tornare a 500rwf e passaggio per un'enorme pozzanghera sulla
strada battuta di Sonatube;
tutti a casa ove si fa cena col il doggy-bag
indiano della scorsa sera intatto, immacolato, intonso
nell'odore-gusto-sapore...ltro che conservanti!
Mariottide domanda
l'affitto, sento volare via il mio potere d'acquisto economico dalle stelle alle stalle ed incomincio a rasserenarmi con
una nuova avventura nel Fantaghirò antropofagico-letterario. Il
Dorigatto s'incapriccia tutta la sera, poi tutti a nanna aspettando
l'alba di un nuovo giorno rwandese dopo non aver visto ancora una volta
“Chiedilo alla polvere”.
Stagione delle piogge: portatevi l'ombrello. Foto del Maichi-bu-ntu Ntwari Pashcal.
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