Una lunga dormita ci
apre le porte al primo giorno di una Kigali nuvolosa ancora incapaci
di intendere e volere un nuovo ambiente, tipo pesci rossi cambiati
d'acquario. Un salto in cerca di una decente connessione internet
all'MTN Mobile Center per restare in contatto col mondo, intervallata
da ragazzi che ci vorrebbero vendere l'impossibile e l'inimmaginabile
apre le danze all'esotico antropologico.
Camion colmi di grande quantità di merci -che non si
capisce mai cosa davvero possano contenere-, uomini carichi di enormi
sacchi di iuta su e giù per le vie come muli da soma, gli sguardi di
chiunque appiccicati addosso a rischio ansia da psicosi.
I nostri amici
japanese ci portano in un
ristorante chic a 2500 rwf, che per noi supera di poco
i due euro ma che per i locali è il Ritz Hotel. Compro una bottiglia
d'acqua a 500rwf chiedendomi se fossi stato fottuto e giungendo
persino ad avere in realtà pagato di meno del dovuto, per poi fare
un salto al supermarket e comprare verdure, olio di oliva a peso
d'oro e tre pezzi di carne per stasera. Il tutto col nostro mediatore
e informatore Kai.
Il pomeriggio è
dedicato alle connessioni internet con il mondo, essenzialmente per
dire a tutti che stiamo bene, intervallato a chiacchiere sul più e
meno dei problemi dei giovani giapponesi e di noi, giovani italiani.
Troppo sociologico, in fondo?
Intanto che la
tecnologia ci salva dall'isolamento centro-africano, procede la
“pasta-allo-stile-dorigotti” -melanzane, pomodori e cipolle- che
ci rappresenta nel mondo forse anche più del Grana Padano. Dopo aver mangiato
usciamo a prendere una birra con Kai: iniziamo con una Primus
-targata p.o. box 131, Kigali- con a seguire una Mutzig ed infine una
Kol. Tutte tra i 65/75cl, ovvero vescica piena in pochissimo tempo.
Essendoci rassicurati che “cin cin” significa davvero penis
-per il gusto della banalità da
turista- smangiucchiamo delle cake oranges industriali come
accompagnamento ai fiumi di birraccia vol.5% che ci propone il
Rwanda. Un cesso più sporco dell'inferno è tappa purtroppo
obbligata: s'apre la seconda serie degli eventi spassosi per la serie
“i bagni della dorigotti”. Dopo numerose curiosità sull'acqua
filtrata e bollita per risparmiare, Kai ci racconta la sua storia
come volontario in Rwanda, le ragioni della sua scelta nonché del suo abbandono come insegnante potenziale nelle isole Samoa.
S'apre il capitolo
finale di waiting for taru/waiting for godot, mentre le luci sulla
collina sono come stelle nel cielo a mezz'aria che si stagliano nella
totale oscurità. Ci si lava i denti con spazzolino, dentifricio alla
mano e acqua della bottiglia, stilando infine il diario di bordo per
poi lasciarsi morire dal sonno nel divano dismesso con una zanzariera
enorme a farci da cappello.
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