Colazione a base di
Ikivuguto, zaino in spalle e direzione centre du ville.
Il Bourbon Cafè sarà il mio studiolo per tutto il pomeriggio, con
un panino alle verdure senza sale a farmi da compagnia ed un tazzone
di French Press per tenere alta l'attenzione. Un gusto molto
ammeerriggano alla
Alberto Sordi per un bar riportato fedelmente dal centro di una città
Usa: poco importa, oggi mi tocca il lavoro da scribacchino, necessito
di un posto comfortable e
posso concedermi di spendere 5 euro per essere trattato da fottuto
muzungu senza fare
troppe storie.
Dopo
aver lavorato sulle note di campo, chattato con l'altra fetta di
mondo e preso ancora un caffè espresso, ecco che il tramonto inizia
a fare capolino da oltre la vetrata. Pago il conto, do una
riassestata alle articolazioni, chiamo un motard e
contratto per la strada fino al Goethe Institute, vicino l'ufficio
immigrazione.
In
attesa dell'inizio della proiezione conosco tre insegnanti americane
migrate nei loro ultimi anni di lavoro in Africa. Una di loro
proviene con gran sorpresa da San Thomas, U.S. Virgin Islands,
facendomi venire in mente le spiagge candide calpestate due anni fa
in un'altra avventura.
Mostro
dal mio caro vecchio Ipoddino
foto dell'Italia, degli USA, di qualche città europea lasciando
venire a galla ricordi, situazioni, tracce di memoria da cassetti e
scatoloni nel grande iceberg sommerso
del mio es, strappando gran sospiri alle donnone per la bellezza del nostro
paese.
Una
coca, due chiacchiere, e poi la nuova terribile sorpesa della nuova
disposizione spaziale nel centro culturale, inadeguata a
vendere persino limonata fresca. Vedere lo schermo sembra un'impresa
titanica, andare oltre la testa del proprio vicino l'impegno del
secolo. Il pubblico, inutile dirlo, è colmo di blanches
intellettuali con pochissimi
ragazzi rwandesi incappati nell'evento se non per evidenti legami di
amicizia. Risolvo il dilemma mettendomi in seconda fila e senza
capoccioni di fronte il naso.
La
presentazione del simpatico speaker dai
capelli bianchi precede la partenza di “Kirschblüte”
(Cherry Blossom; Hanami), un film stupendo sull'amore e sulla morte,
tragico e potente come “A Farewell to Arms”, con un ritmo adatto
alla riflessione ed un'immagine mozzafiato del monte Fuji a chiudere
la storia di un uomo ingenuamente e genuinamente innamorato. Un film
a tratti difficile, che non può piacere a tutti, ma molto
emozionante.
Avec les italiens
ci rechiamo in una birreria
vicino lo scalo merci Magerwa per fare una piccola cena, attendendo
tempi biblici per due stupide brauchette
a testa, banane alla piastra e rondelloni di cipolla 33 giri.
Inganniamo l'attesa con improbabili indovinelli e rompicapo, birre
rwandesi al doppio malto e coca-cola zuccherina in bottigliette di
vetro.
Dopo
aver consumato la cena più mediocre, forse, da qui al nostro arrivo,
salutiamo i nostri friends e
ci dirigiamo a cercare due moto attraversando stradine buie con cani
randagi, ubriachi ciondolanti e vecchi container di camion
abbandonati a bordo strada.
Infine,
dopo 10 minuti di cammino, passano due moto. Contratto 300rwf fino a
Sonatube, poi si
continua fin sotto casa e concediamo ancora 100rwf per il pezzo di
strada ulteriore non concordato. L'arte di contrattare un passaggio
su due ruote, 4 volte al giorno, improvvisando prezzi laddove non si
conoscono le distanze, abbassare le quote ed infine mediare: rolling
(over the) hills of Rwanda.
Quando cominica la piccola stagione delle piogge, ci si dedica a sport principalmente anaerobici. Foro del Maichi-bu-ntu Pashcal @ Byumba, '12.
Nessun commento:
Posta un commento