martedì 25 settembre 2012

23 settembre, Day 61. L'aldilà alle 8 del mattino.

     Sveglia 7.30, già in ritardo, ma in 10 minuti sono pronto e con lo zaino in spalla sopra una moto diretto verso la strada dei ministeri. Faccio una colazione veloce da K. fino alle 8.30 e sono presente al centro Adepr alle 8.33. Mi capitano due super dialoghi sui doni sovrannaturali che mi prendono circa tre ore piene, senza un minuto di pausa nemmeno per bere l'amazi gentilmente offertami. Una prima mattinata con l'occhio semi-aperto e le orecchie captanti testimonianze degne di finire in un documentario prodotto dall'aldilà. La normalità è del tutto un fattore culturale. Non fa una piega.
   Scappo a Nyamirambo per un nuovo service incontrando e risolvendo i soliti problemi del campo, poi mi dirigo con D., sua moglie ed un 'altra coppia a casa del primo per un pranzetto domenicale. Ad accompagnare un buffet con ingredienti troppo ricorrenti in questo paese, la visione di un film di produzione statunitense tra il fantasy improbabile e l'esplicita volontà di convertirti con una pellicola di ben dubbia qualità. Il video del matrimonio della coppia mi lascia di sasso e mi fa rivivere in una mezzoretta tutte le sfaccettature della cerimonia di marriage traditionelle.
    Latrina a lato di un bananeto, pioggia torrenziale, nubi grigio-nere ed il tentativo inutile di andare in un internet cafè chiamato “ABC” popolato, secondo D., da molti europei e giapponesi. Al KIE per un piccolo salto dedicato a lavori d'ufficio e poi il solito Bourbon Cafè fino alle 9.30 p.m. per scrivere, rivedere, riflettere su che diavolo stia facendo in mezzo all'Africa.
     Prendo una moto per raggiungere les italiens in un'incognita destinazione chiamata “Chocolat” che troviamo ovviamente chiusa. Si procede tutti in un nuovo posto suggerito dal re dello yogurt italiano, dove ordiniamo una paio di birrette e del thè che arriva dopo circa 40 minuti d'attesa. Chiacchiere spazianti da “Gatto nero, gatto bianco” all'olio d'oliva, dal Kosovo ai cavalli in servizio civile nell'inverno albanese e l'inutile tentativo di continuare la serata tra maschietti al “Papyrus”. Si va tutti a casa et on va se coucher verso le 00.13.



    I ragazzi dell' "Ubumwe Create" costruiscono un tavolo per l'expo ottobrina all'atelier. Foto Maichi Ntwari Pashcal.

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