Colazione veloce dal
nostro rivenditore di fiducia (ma non troppo), schizzando di seguito
al Magda Cafè fino al primo pomeriggio attendendo d'andare
all'ufficio immigrazione. Ho di fatto ricevuto una mail dal Ministero
riguardo il mio passaporto dopo solo più di due mesi.
Arrivo nell'ufficio
pubblico e lo trovo colmo di gente ma senza un ordine preciso per il
turno poiché la numeratrice è fuori uso. Vado via sficuciato ma un
ometto, forse americano, mi ricorda che solo durante il pomeriggio
vengono dati e non ricevuti documenti ufficiali. Non volendo
rischiare dunque qualsiasi genere di ritardo faccio marcia indietro e
mi risiedo sulla poltroncina. Nessuno passa il turno, dunque mi
propongo: incredibilmente in un paio di minuti ho firmato e preso il
mio passaporto, con tanto di scritta multiple-entries e “researcher”
appiccicata in quarta pagina. Noto che la validità è stata posta
contando tre mesi dall'arrivo effettivo nel paese: scadrà dunque il
30 ottobre. Poco importa, tra un paio di settimane me la filo e non
dovrò pagare più nulla.
Tornato a casa trovo
K. con il quale facciamo una gita al quartiere americano passando per
la collina dei fagioli,
proprio di fronte la strada dei
ministeri e l'ambasciata americana: si tratta di un'intera parte di
città trasformata in un fertile suolo pubblico dove un tempo
v'erano case, boutique e forse bambini che gridavano muzungu! (con
pronta risposta: “muyirabura!”, ovvero l'antidoto
alle solite noie quotidiane).
Dopo questa surreale
traversata arriviamo nel gigantesco quartiere universitario
finanziato da qualche église e poi giù, verso Gisozi,
passando per casa di S. che ci accompagna dopo due chiacchiere fino
al bus per tornare a Kacyiru. Imbastisco un'intervista con un caso di
“pentecostale-a-metà” perché troppo amante dell'amor carnale,
poi si macina la carreggiata fino al ministero e dunque di nuovo a
casa. In serata un'ultra-difficile chiamata skype senza luce o
connessione internet seguita da una pasta alla norma preparata su due
fuochi a carbonella con bruschette -la gioia di un povero italiano
affamato ed espatriat-o.
Scandalo per
l'affermazione aberrante di K.: mangiare del pane con della pasta
aggiungendo, magari, un po' di mayonese è del tutto normale. Dopo
aver sentito e sopportato ogni aneddoto e critica sull'ikivuguto
consumato in una
boutique, questo è davvero
troppo! Si va a nanna gonfi di carboidrati e stanchi della
passeggiata nel tardo pomeriggio. Ed è un altro giorno in meno in
terra rwandese.
Università avventista: quasi come Palazzo Nuovo. Foto Maichi Ntwari Pashcal.
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