Intercity
Blues
Si
parte in sella al caro vecchio ToBike Sharing non dimenticando di
salutare l'Holy Shroud e sgambettando in direzione Torino Porta
Nuova. Un viaggio da ricordare con un altro viaggio, ovvero iterare
per ricordare al grido di “un pesce di nome R-wanda”. Una
capriola tra gioie, dolori, spintoni di un continente che prende e
toglie senza pietà, compresi pezzi di cuore saltati in padella. Non
la finisco di pensare a Santo Macca Paolino cantare con accento
british e sessant'anni
suonati “Sgt. Pepper's lonely hearts club baaand yeahhh”
davanti una folla oceanica da qualche parte su questo pianeta. Rivivo
la sottile gioia di scrivere sul mio netbookino
con un sacco di input
da domare davanti al naso e l'espressione imbecille di chi s'aggrappa
ad uno status su
facebook per sapere di che morte morirà. Carrozza sei posto
ventisei. Un napoletano, un ferroviere, una famiglia che propone
di serrare le porte contro i ladri da treno ed una signora che si
rifiuta (“metta che devo andare in bagno!”) affidandosi alla
POLFER pur non essendo provvista di biglietto. La speranza che la mia
parabola sia finalmente in risalita stretto stretto alla copertina
bianca donata da Trenitalia, l'occhio calante di chi non vorrebbe
dormire, le luci che corrono lungo tutto il Tirreno...ed il fetor di
peto del nuovo arrivato in carrozza intriso d'acqua di colonia. “Mi
scusi, scendo a Roma Ostiense”. Sono le sei ed arrivo in Garbatella
pronto per sprofondare in un lungo sonno pre-evento.
Romamor
Uggiosa
Lunga dormitina con
un timido tentativo di recuperare un deficit di
forze non indifferente. Sbircio dalla finestra vedendo una Roma
uggiosa incubo anche dei turisti più accaniti e motivati. Decido
infine di alzarmi e godermi la capitale. In fretta e furia esco
dalla metro rivedendo fontana di Trevi, Trinità dei Monti, alcune
viuzze del centro. Trovo il tempo di fare foto ai turisti e di farmi
fare foto dai turisti in un grande rituale solidale antropologico che
ha del commovente. Una pausa sul marmo di Trevi e poi via, linea
rossa e linea blu fino allo stop Piramide. In qualche minuto arrivo
al Caffè Letterario ed aspetto, in un piccolo bar a lato di un
kebabbaro, che le mie
gambe si riposino e che i miei pensieri trovino un ordine.
L'evento a cui assisto è ben
curato, ben pensato, e sono contento di aver partecipato in prima
persona con la mia giacchetta della festa. Mi rifugio sotto le ali di
Franz Fanon e la consapevolezza della nostra particolarità tutta
occidentale, mi domando se Freud fosse un tipo simpatico sorseggiando un mojito
di contorno ad un aperitivo molto gustoso. La sera mi cimento in un
lungo giro dell'oca tra piazza Navona e dintorni seguendo indicazioni
telefoniche alla Matrix, conosco una piccola truppa di giovani
giornalisti e bevo ogni genere di alcolico mi si metta in mano. Dopo
aver spiegato a mezzo mondo cosa diavolo facessi a Roma, ecco che il
vino mi fa tracollare in un dolce sonno di preparazione alla
gitarella capitolina dell'indomani.
La
caravaggesca sindrome di Stendhal ed il cuore rapito a Campo dè
Fiori
Sceso alla fermata Flaminio, mi dirigo a Piazza del Popolo non senza aver prima sbirciato il culo del cavallo messo in primo
piano da Caravaggio (con gran dispetto di San Pietro). Trottolo giù
per via del Corso diviso tra costose boutique, chiese
monumentali ed edifici istituzionali: il grande mix che sin
dall'Impero romano popola la stupenda Caput Mundi. La nostra
capitale offre così tanto che l'uso di una cartina diviene presto
superfluo: procedo dunque diviso tra il caso, il sentimento e
l'intuito di un ex-visitatore dalla memoria corta che ottiene però i
suoi frutti strada facendo. Come descrivere la sorpresa di girare
l'angolo e, quasi per miracolo, ritrovarsi davanti Fontana di Trevi?
Come non godersi i particolari incantevoli che ogni vicolo “romano
dè Roma” offre pur dovendo sopportare i camerieri intenti a
tirarti dentro un ristorantino per un
“menù-fisso-turitico-a-12-euro-primo-contorno-caffè-compreso?”.
Mi divido tra le rogne da tesista, quelle da giovane Werther ed
il leggero sopportabilissimo mal di testa creato da questa
pioggerellina insistente che non mi da tregua. Tutto bene, tutto ok.
Giretto in San Pietro con foto sotto il colonnato poi via, verso la
metro, esausto e bramando una doccia più di ogni altra cosa. Arrivo
a casa con passo da finto veterano del quartiere, sonnecchio e guardo
mezza puntata di “Lie to Me”. Con la mia gentile padrona di casa
mi dirigo per un aperitivo ed una mangiata di pesce chiccosa
fino alle ore 23 e rotte, prendendo al volo un treno per Torino a
mezzanotte passata.
Una nottata con un occhio chiuso e l'altro aperto, 2 ore di sonno
scarse da Genova a Torino e, ciliegina sulla torta, una faccia da serial killer che si accuccia davanti il mio
scompartimento verso le 4 di notte a La Spezia (dopo un sogno
premonitore che mi fa svegliare proprio in quel
momento...degenerazione semi-professionale?). Arrivo a Torino Porta
Nuova ciondolante come una comparsa ne “L'alba dei morti dementi” e mi dirigo a lavorare alle nove del mattino crollando nel tardo
pomeriggio sotto l'effetto di stress e fatica e follia. Un altro bel
viaggietto niente male. Attendo
impaziente il prossimo...
Maichi Ntwari @ premiazione con menzione di
merito per il blog "All/On my Own Africa. Rolling Hills of Rwanda" al
concorso nazionale promosso dall'associazione culturale "Il Cherubino",
19th Jan. 2013, Roma, Caffè Letterario.
[Qui sotto ulteriori link youtubbici]
Un viaggio lungo un'emozione
Cerimonia di premiazione Concorso "Un viaggio lungo un'emozione"
[Qui sotto ulteriori link youtubbici]
Un viaggio lungo un'emozione
Cerimonia di premiazione Concorso "Un viaggio lungo un'emozione"
Grazie a te per averci fatto conoscere il tuo viaggio e per averci regalato la tua presenza. Ti ringrazia Roma che accoglie tutti come fossero figli suoi e la nostra associazione per averti conosciuto personalmente. Che sia tua la fortuna in ogni prossimo viaggio che farai!
RispondiEliminaAssociazione Il Cherubino