Mi sveglio prestissimo a causa dell'equatore che mi trapassa il
sonno.
Prendo
il Lariam con pane e nutella accorgendomi di non avere il
caricabatterie del netbook. Lo cerco ovunque, non trovandolo faccio
mente locale e penso sia al KIE: avverto Jolly e Gertrude, poi mi
avvio a piedi aspettando l'arrivo di G. in mattinata per aprire il
department e
cortesemente controllare se la mia dimenticanza è situata proprio
là.
Prendo
la camera e faccio un breve
set wonderin' in the town,
con quel gusto girovago-solitario che regala sempre begli scatti con
un po' di pazienza ed attenzione. Prendo un bicchiere piccolo di
Ikivuguto, sbagliando
nome tre volte prima di leggere la corretta denominazione
sull'agendina, sorseggiando e prendendo note sulla complessità
emersa dalle interviste di ieri pomeriggio en attendant
Gertrude.
Dopo
15 minuti mi dirigo al KIE, trovo la solare supervisor
contenta
per avermi fatto ritrovare il carica batterie: scambiamo due
chiacchiere, le racconto della ricerca ed infine mi consiglia di
vestirmi con cura per la 3 giorni di guarigioni dans
la campagne,
poiché l'etichetta ed il giudizio passano molto per i vestiti scelti
qua in Rwanda. Nonostante il caldo cercherò di fare del mio meglio e
seguirò il suo consiglio; la saluto e contratto per 300rwf d'andare
fino a Nyabugogo per prendere i biglietti per Nyagatare con partenza
alle 6 del mattino ed arrivo previsto per le 9.
Alla
stazione il giovane motard
chiede
inaspettatamente 1000rwf, altri s'interpongono sostenendo che non
abbia capito a causa della lingua
il
prezzo concordato (balla clamorosa, mi aveva mostrato 3 monete per
essere sicuro di aver capito e con tanto di gesto
del 3 in
mondovisione). Do infine 500 rwf, un prezzo giusto per mezzora di
moto, e vado a prendere il biglietto. Tornato a casa indago sullo
stato dei visti, ottenendo un semplice pending
dal
dubbio significato reale sul sito del governo...speriamo bene.
Temporeggio
sul decidermi cosa fare, poi di fila senza sosta: chiedo a Sexebeh di
contattare il suo motard
di
fiducia per
poter partire alle 5.15 del mattino da casa, essere a Nyabugogo alle
6.00 pronti alla partenza per Nyagatare; dormicchio 10 minuti per
recuperare il senso di me stesso; con Irene andiamo da Kibe,
l'artiste
pittore
e scultore che produce ed esibisce le sue opere in un atelier
in
mezzo delle baracche dal fascino disordinato e molto africaine.
Da
quest'ultimo faccio due foto-réportage per gusto personale, mi offro
d'aprirgli un blog
atto
a pubblicizzare il progetto artistico e la scuola di pittura per
bambini di strada, facciamo due chiacchiere in français
sull'antropologia
delle chiese e dell'arte.
Ci
mostra le sue opere distese a terra: preferisco due tele che ha
intitolato/che sono a tema “Intelligence” e “La Femme”: si
complimenta per la mia scelta mirata e gli prometto di comprare qualcosa prima della mia partenza per il suo progetto avec
les enfants et pour l'art.
A
seguire beviamo un Nescafé,
ci
dirigiamo verso il BCK per vedere Taru e japanese
friends in
centro città, contrattiamo la moto col nostro nativo amico verso il locale dove i nostri nipponici preferiti sono già
brilli e pieni di brio.
Una
tavolata Japafricaitaliane
uscita
da un film di Fellini, alla faccia del multiculturalismo quotidiano
di voi noiosi sociologi, il futuro della gioventù globalizzata
parlante 5 lingue in totale mixate e tradotte col solito noioso
inglese a fare da lingua franca.
E'
una serata piacevole assai, farcita da un piatto di formaggio giallo
canarino e wurstel abbrustolito del Dorigatto, polpettine di carne e
cipolla a fettine del Maichi-Bu-ntu, Mutzig e Skoll per tutti. A fine
serata propongo la foto di gruppo, che diviene un evento con tutto il
personale del locale tranne colui che è addetto a fare la foto, che
al quinto tentativo con tanto di cambio obiettivo riesce a fare una
spara-flashiata
tutta
storta ma limite invalicabile per la sua pessima qualità.
Indaghiamo
gli tsunami,
i gusti estetici Jap
e
rwandaise,
la crisi economica italiana, la distance,
l'arte congolese ed infine Taru, in preda all'ivresse
ma
non ancora ivrogne
(come
ci fa notare Kibe), fa congedare il gruppo più multiculturale di
Kigali -ma forse anche no-.
Dopo
aver congedato il motard
del
ritorno a casa, mi faccio una douche,
Marianne mi offre un piatto di verdure al vapore, preparo lo zaino
per la tre giorni di Nyagatare e aspetto la skype-izzazione
serale,
ma crollo prima di ogni contatto. Si parte alle 5, meglio dormire un
po' prima di ricominciare a vivere e a scrivere encore
et encore.
Maichi-bu-ntu @ Kabi's atelier. Foto del Dorigatto del
Rwenzori.
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