Per essere alle 9.30
alla stazione dei bus Nyabugogo si prende la solita mototaxi che,
attraversando l'aria fresca del mattino e mille difficoltà, ci porta
in una piazza piena di gente e pulmini di 4 compagnie di viaggio
facenti manovre tra la folla con scarsa attenzione alla vita umana.
Cercando il bus per Butare Huye ci si fa una giro tra chioschetti
vendenti ogni genere di oggetto, negozi di cellulari, strumenti
musicali (con 4 chitarre appese al soffitto e nulla più), piccoli
alimentari e agenzie di vendita biglietti.
Troviamo Ilaria,
dottorandi, Italian Friends e ci dividiamo su due bus causa
congestione passeggeri percorrendo delle magnifiche strade fuori
Kigali tra bananeti, piantagioni di thè e risaie con mondine
annesse.
Rotoliamo verso
sud meglio dei Negrita per due ore; io continuo a starnutire e
fare etcì per la polvere
rossa nel posto dietro al guidatore godendo però della fresca aria
delle verdi colline rwandesi.
Un
piccolo schermo a lato dello chaffeur
rimanda in loop due
dico solo due video musicali: un rapper pappone
che parla al cellulare e fa foto con il suo nuovo gioiellino mentre
la scritta Tigo è ovunque (è tra le maggiori compagnie telefoniche
del paese); un cantante pop che canta nella campagna ed in riva al
mare con una donnona soul in
montaggio alternato. Alle volte ci si concede anche della radio
rwandese con dj non
certi di avere i pezzi richiesti dal pubblico a casa, che presto mi
annoio a sentire concedendomi un sonnellino che male non mi farà di
certo.
Aprendo gli occhi noto a lato strada un pick-up rovesciato tra degli
alberi che alza il numero degli incidenti di questi giorni in modo
esponenziale. Piantagioni di banane e sorpassi azzardati ci portano alla fermata tra il Museo Etnografico e
l'Huye Main Campus, l'università statale del Rwanda.
Non posso rifiutarmi di offrire un paio di Sambussa ad una coppia di
fratellini -uno vestiti di stracci e l'altro in sedia a rotelle- per
poi pranzare con un “piatto Bomba misto” senza alcuna novità di
gusto o consistenza alimentare.
Il
Dorigatto si lecca le ferite alle zampe ingaggiando infermieri de
temps en temps e movimentando
motard per acquisto garze/bende. Le alternative di attività pomeridiane si dividono tra
un potenziale Memoriale con un annunciato effetto macabro deflagrante
sensibilità ed una visita al Museo/Università. Si opta per la
seconda soluzione rimandando alla prossima gita cadaveri e memorie
dolorose.
Passeggiata
con tosse+raffreddore da terra rossa ingolfante le vie respiratorie e
inondante fazzoletti su fazzoletti, c'est la grippe.
Con difficoltà io e il Dorigatto riusciamo a passare oltre un
fiscale servizio di sicurezza d'entrata all'università accompagnati
a vista da un agente. Più tardi ci raggiungono gli altri italians,
diamo un occhio alla disposizione della Main Library ed il capo della
sicurezza ci segue fino all'uscita della grande pineta costeggiante
tutto il campus.
Aspettando il bus della Sotra mi avventuro senza volerlo
nell'acquisto di tre uova sode rivestite di pastella fritta che di
certo non giovano a migliorare la qualità del cibo di questi giorni.
Sulla strada del ritorno la luna è gialla, piena di sé e mi ricorda
la copertina di “Mellon Collie and the Infinite Sadness”: provo
una gran voglia di ascoltare “33” coccolandomi nel contempo in
questa atmosfera fatata in un bus che si muove nella più totale
oscurità nel centro dell'Africa.
Durante il viaggio v'è un incidente alimentare con origine
yoghurtifera che manda una nostra compatriota in bagno più volte ed
in diverse zone del Paese, prima di arrivare e correre per
contrattare da un privato un'ultima capatina nel parcheggio dei bus.
La giornata è stata lunga, ed il viaggio finale in moto verso casa,
tremolante e santificante il mio raffreddore, dà il colpo di grazia
alle mie ultime forze con le quali vi saluto.
Sonatube Road ed i famosi motards su è giù per la strada alzanti nubi di polvere rossa in faccia alla luna che fa capolino da un angolo del cielo.
Sonatube Road ed i famosi motards su è giù per la strada alzanti nubi di polvere rossa in faccia alla luna che fa capolino da un angolo del cielo.
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