lunedì 17 settembre 2012

15 settembre, Day 53. Fu così che il Dorigatto disse: "Siamo giovani antropologi".

     Per un'impresa etica ci vuole una narrazione epica. Ci proverò.
    Il risveglio coi cannoni è seguito da una doccia con miscela strategica di H20 calda+fredda da bollitore e rubinetto, un goccio di Ikivuguto per colazionare e prepararsi alla posa faraonica del completo giacca e cravatta per un look da comparsa in un film di Tarantino. Ne approfittiamo per delle foto in giardino con Sexy Bear e Mariottide la quale, sorridente come una ziona con i nipotini nell'intento di laurearsi, ci da un passaggio fino al Ministero ove dovremo esporre la patata bollente.
     Le ultime risate e gli ultimi preparativi poi, scesi dalla Volkswagen intamarrita, passiamo un'ora e mezza di sclero tritati come carne da macello accademica a rispondere sulla rava e la fava del nostro progetto di ricerca. Passo prima io, offrendomi come volontario al fronte, poi un'insegnante rwandese rimandata al prossimo incontro mensile ed infine il Dorigatto con l'abito del suo diploma del '54. Rispondo a 9 domande, 100 precisazioni e 541 dubbi, davanti 5 commissari decisi ad approfondire ogni punto del progetto di 45 pagine, in inglese e francese.
     Per amor loro dono anche tabelle, numeri, appendici ed allegati in abbondanza. Al termine della discussione del felino del Rwenzori si torna a casa sotto una pioggia monsonica più che equatoriale, prendendo un passaggio da degli sconosciuti fermati da Doris in mezzo la strada che ci chiedono 3000rwf per 500 metri in linea d'aria. Risolviamo con un mille franchi a testa scappando da quella macchina piena di strampalati rwandesi finti taxisti.
    E' il momento della famosa pasta col granchio+pomodoro-che-sa-di-tonno della nuova Margaret Mead emigrata in Rwanda. En attendant, Sexy Bear è commissionato per comprarci pane da bruschetta, ma torna indietro con delle pastose palline semi-dolci che nulla c'entrano con il nostro sogno di pane caldo sfornato da un vecchio mugnaio del sud Italia.
  Mi concedo un sonnellino post-stress dalla giornata “fuoco&fiamme” ed una violenta facebookata serale per tornare ad avere un contatto col mondo reale. Mariottide viene informata della presentazione e ben saziata della sua curiosità, poi partiamo per andare a cena dalla colonia italiana ma non prima di aver preso delle birre d'asporto con vuoti a rendere (500 rwf la bottiglia).
   Il Dorigatto si presenta a dei nuovi invitati -appena arrivati per fare volontariato salesiano- con un plurale “siamo giovani antropologici” al limite tra la frecciatina ed il politically uncorrect; fa inoltre passare tutte le buone intenzioni di amare il Rwanda con critiche serrate persino a tutti i vasi da notte di Kigali.
   Durante la cena chez les italiens escono indiscrezioni su bandi e borse di studio dall'Italia, con a seguire un bicchierino di rum e dolcetti cannella-limone-zenzero niente male. Si accende il proiettore e, dopo una lunga sofferta scelta, frutto di una perenna indecisione, guardiamo “The life of David Gale”. Scopriamo che fare l'insegnante di filosofia si può rivelare una gran figata o un'inculata pazzesca.
  A seguire qualche corto della Pixar pensando al secondo movie della serata; nonostante la palpebra calante e dopo numerose opposizioni in Parlamento, ecco che arriva “Il pianeta verde”, con il quale sogno di scrivere un film uguale -ma anche proprio no- per ravvivare l'istinto del buon selvaggio ed il guardiano batwa che è in ognuno di noi. Mi sdraio esausto sul divano sotto la linea della proiezione e la ninna nanna incomincia a farsi largo negli occhietti stanchi. Abbandono l'idea di vedere questo film da snob francese quando capisco che: abbracciare alberi in centro a Parigi è un modo per essere scollegati dal consumismo moderno; baccagliarsi terrestri è di moda anche su altri pianeti; il futuro dell'uomo è divenire trapezzisti+saltatori tipo stuntman per prati verdi incontaminati; le frontiere dell'esser fricchettoni sono davvero infinite.
    Crollo, e mi sveglio solo il mattino dopo avvolto da una coperta grigio topo come un involtino primavera sofferente di maldischiena, un povero muzunghino con la voglia di dormire nel suo letto lontano migliaia di chilometri, che vi saluta e chiude qui la puntata di oggi.




    Christian Rock, l'unico che troverete da queste parti. Foto del Maichi-bu-ntu Ntwari Pashcal.

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