lunedì 17 settembre 2012

16 settembre, Day 54. Due orette di paranormale.

     Sveglia in salotto con gente che passa ed il faccione di A. che spunta dalla porta dicendomi “Buongiorno”. Piccola colazioncina con pane fatto in casa, Nutella importata dal Belgio (chissà perché) stranamente molto più liquida della sua cugina italiana, caffè da Moka gigante, biscotti generici senza troppe pretese. Da lì a poco ci si rilassa, si aspetta che la domenica fili via liscia, come le si addice, mentre B. prepara una pasta coi funghi strabiliante di cui mi concedo anche il tris. Lavo i piatti usando da buon consiglio della nonna anche la polvere di caffè per sgrassare, poi suono qualche pezzo del repertorio a ricordo dei colleghi Marine Band e della bella puntata in radio pre-partenza.
      Esco alle 16.34 per incontrare D. e parlare con un suo conoscente dei poteri del sovrannaturale, dell'iper-spazio pentecostale, di guarigioni miracolose con aneddoti strabilianti: ovvero chiacchiere filosofico-etnologiche per più di due ore di fila. Torno a Gatenga col pensiero di una partita a bowling che si rivela in realtà una serata pacco ed inconcludente, senza nemmeno un film ma solo una moto a 400rwf per tornare a casa.
     Non avendo fatto cena mi riduco alle 11.12 p.m. a mangiare pane dolce quasi del tutto secco con un pinzimonio d'olio+sale ed un tocco di formaggio da cui, togliendo buccia e muffa, ottengo un misero pezzetto giallo pastoso (quasi come Topolino che taglia il fagiolo magico in fette ultra-trasparenti per tutta la famiglia).
     Mi addormento con Lévi-Strauss al mio fianco: pesante e pieno di pagine, rassicurante ma a tratti noioso, rattristito per il cemento colante su e giù per la linea dei tropici e col tatto di un buono zio che “ci è passato un sacco di volte” e sa, sa bene com'è la faccenda.




    Piccolo ricordo da  Nyagatare. Foto del Maichi-bu-ntu Ntwari Pashcal.

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