Ci si alza per la
gitarella sul lago Muhazi con ritardo di un'ora sulla
tabella di marcia. Poco male, alle 19.20 anche il Dorigatto è
colazionato di yogurt acido e pezzetti di frutta, io di un thè amaro
e di una banana rubata a Mariottide.
Si
prendono due moto per dirigerci a Remera, dove alla stazione dei bus facciamo un cambio diretto per Rwamagana, con sosta a Musha per
dirigerci al Centre des Jaunes del leggendario padre Hermann,
outsider salesiano con un gran progetto mandato avanti per
anni in Rwanda.
Giretto al lago di cui tocchiamo solo una parte della sua strana forma
poliposa accompagnati da un paio di bimbi incontrati sul cammino affetti da una
strana malinconia -del tutto anomala da queste parti del mondo- che
ci accompagnano lungo il cammino vogliosi d'esser tenuti per mano.
Altri marmochietti spuntano dalla laguna e ci inseguono, scappano
davanti l'obiettivo fotografico, rispuntano dai canneti della riva
giocando a “foto-fuga-foto-fuga” finché non cambiano idea volendo farsi immortalare ogni singolo secondo. Si
torna indietro per una passeggiata muzunga nei bananeti, tra case
di fango ed altri giovanissimi rwandesi a fare da cornice in pose
d'attori con un set d'eccezione alle spalle. Spunta una
ragazzina con un ombrello gigante ed un fratellino legato in spalla,
candidata per una foto in prima pagina del National Geographic,
mentre adulti urlano per avere qualcosa a gran voce (che siano
bon-bon o cento franchi o la tua macchina fotografica poco importa).
Tornando indietro salutiamo e chiacchieriamo a lungo con una coppia
vivente e lavorante nel luogo, una direttrice di una scuola e poi ci ritroviamo magicamente in ritardo per il pranzetto al centro donboschiano. S'inizia con
una “zuppa salesiana” a base di verdure che sembra in un primo
tempo una gran fregatura seppur molto sana: sogno di fatto grandi
tavole imbandite con ogni leccornia. Ma poco dopo, a gran sorpresa,
si continua con riso, piselli, carne di capra e verdure crude.
Bocciato solo, ahinoi, il budino al cioccolato finale (grande levata di cappello per tutto il resto).
Piccola pausa cercando di far macinare inutilmente la skypeizzazione,
un po' di the bollente
e piccola pausa prima di ripartire quando le galline urlano la
loro gioia ed i galli se vanno a spasso tra le aiuole. Si
fanno foto agli orfanelli, si levano i bronci ai musetti sporchicci e V. gioca al
fazzoletto + “1-2-3 stella!” anche nella versione inglese e
kinyarwanda.
Ritorno
in moto per la strada attraversante una piccola quasi-savana tra
bananeti, mucche alla Evans-Pritchard e bimbi nudi pieni di terra
rossa che urlano per la strada e fuori dalle capanne. Troviamo subito
un bus per Kigali della TFRC e ci sediamo in fondo, schiacciati di
fianco una gentile vecchia nonnetta con una bacinellina piena di
banane coperta da un telo colorato. Vediamo parte delle foto di oggi
e poi si tira a campare fino a Remera, dove si apre il portellone
posteriore e volano nella strada il mio zaino insieme a quello del
Dorigatto. Con
la paura che si sia rotto qualcosa impreco uno
“chaffeur!!” a 200
decibel, poi finalmente ci si ferma e si scende ringraziando i
militari in giro per le strade per avere impedito col pensiero di rubarci qualcosa. Il terrore inconscio di commettere
qualsiasi crimine in questo paese?
Si
arriva a casetta a Sonatube dove sulla strada battuta continuano i
lavori di scavo per qualche strana ragione; qui ritrovo la mia
indipendenza con un golpe all'armadio
ed esco verso il Bourbon Cafè per avere internet, pace, solitudine
e spazio per pensare. Arriva K. e parliamo, visioniamo le novità sul
blog "Ubumwe Create" mangiando un panino con patatine ingerito a 200
chilometri orari ed usciamo per prendere una birra di fronte in un
bistrot très cool
dove incontriamo Clinton,
giovane dj dal profilo
attoriale. Altre foto da visionare, due parole e poi si esce
incontrando i tassisti-rastafariani amici di K. con cui ci si stringe la mano in onore della totale uguaglianza. Da qui una piccola
passeggiata verso il bivio direzionale dove assoldo un motard,
ancora 15 minuti su due ruote ed infine la chiamata a Mariottide
per farsi aprire l'uscio di
casa. Sento un vago sapore di routine che
inizia a trasparire da questi gesti...
Consegna a domicilio Eminflex in Rwanda. Foto del Maichi-bu-ntu Ntwari Pashcal.
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