Mattinata dal
risveglio prematuro, diviso tra lettura di un bel romanzo, note di
campo ancora da risistemare e seconda capatina al Borboun Cafè per
appunti con briosche cioccolatosa e solito French Press per tirare
avanti baracca e macerie. Dopo diverse ore di lavoro ascetico mi
concedo un panino economico con prosciutto alla piastra e patatine,
senza staccare gli occhi dal netbookino un solo istante. Nel tardo
pomeriggio, quando ormai l'oscurità è sovrana, mi raggiunge D. per
una chiacchierata su fenomeni paranormali, termini specifici dal
kinyarwanda e curiosità dal mondo dell'aldilà, il tutto
sorseggiando una coca-cola in un elegante bicchierone a 700rwf a
testa.
Si fa cena alla
colonia italiana con cibo d'asporto libanese del tutto
insoddisfacente, povero nelle razioni e caro oltre un buon senso, con
a seguire maccheroni cipolla-aglio-olio-e-peperoncino, cicoria
saltata in padella e yogurt alle fragole con biscotti sbriciolati: un
menù del tutto fuori di testa ma necessario alla sopravvivenza della
specie umana italiana.
Tento di fare uscire
qualche suono da un comodino con coppie di corde uguali, vecchie e
dall'inutile tentativo di inquadramento sonoro che dir si voglia, per
poi lasciare partire la catena di sbadigli che precede un passaggio
fino a casa del re dello yogurt rwandese.
Il forzato sonno da
carenza di cultura in questo paese non da molte ispirazioni per
visioni oniriche che siano minimamente interessanti, bensì un
placido silenzio che rimpiange sale da concerto europee, cinema colmi
di giovanotti, pile di libri e facce sboccate che non vogliono mai
esser d'accordo. Tutto procede come sempre: una fase di transizione
dall'incerto futuro risultato.
Dorigatto for Amnesty. Dopo essersi leccata le
ferite, continua la sua opera per cambiare il mondo. Foto del
Maichi-bu-ntu Ntwari Pashcal.
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