domenica 9 settembre 2012

7 settembre, Day 45. Sambussando verso sud.

     Partenza da Nyabugogo alle 7.30 per il sud del Paese. Gitarella con K. & family attraverso la foresta, piantagioni di thè grandi vallate e colline, villaggi di fango e campi profughi Onu, parchi nazionali con gorilla stilizzati all'entrata e scimmiette a spasso per la strada. C'è tempo per una breve pisciatina e foto ai grandi alberi che segnano l'inizio del parco con un freddo umido pungente che ravviva le funzioni biologiche all'istante.
     La strada è prima asfaltata, poi molto accidentata ed infine di nuovo perfettamente asfaltata per un tratto limitatissimo. Prendiamo i posti in fondo al bus schiacciati tra valigione, bambini dalle manine unte d'olio fritto e Sambussa, tanto curiosi di toccare l'uomo bianco; donne che allattano figli con un altro marmocchio dormiente in un lenzuolo legato tra vita e spalle, buche enormi piene di polvere rossa ch'entra per i finestrini, aria viziata e tanta voglia di terminare questo viaggio infinito.
     Il totale è di sei ore tra massacro fisico e voglia di suicidarsi prima di essere arrivati a Changungu, dove prendiamo un taxi, preleviamo al Bck e ci dirigiamo verso la frontiera congolese segnata da due ponti ed una diga. Io rimango strettamente incollato al suolo rwandese da cui non posso uscire tassativamente, ed ammiro la grande barrage facendo un mini-tour in direzione ed attorno il lago Kivu. Una birretta sulla riva con K, due parole e le zanzare iniziano a ronzare. Prendiamo due moto al volo e dritti in centro città, dove troviamo una Guest House a 4000rwf per una notte, comprensivo di due camerette con lettone, doccia e Nuovo Testamento sul comodino per gli interessati. La stanchezza è tiranna, ma troviamo ancora la forza di mangiare una frittatona a testa per cambiare il solito fuckin' menù à la rwandeise privo di qualsivoglia fantasia. Ho disperato bisogno d'acqua, sento d'esser disidratato ed impregnato di Primus: chiedo a grande voce una “Amazi” mentre sento l'odore dolciastro di un intruglio zuccherino rosso rubino che K. consuma al mio fianco provocandomi una forte nausea da glicemia alle stelle.
    Ci sono sguardi e parole stigmatizzanti per il bianco solitario bazzicante l'Africa e tante grandi speranze di trovare il cuscino per porre fine ad una giornata stancante di 24 ore x mille. Leggo qualche pagina de “Il mio cane stupido”, penso all'ironia di Lévi-Strauss all'inizio di “Tristi Tropici” e crollo come un bimbetto che ha giocato troppo al parco. Sono le 21.30, e sto già dormendo.


 
  
    Children @ Byumba, Rwanda. Foto del Maichi-bu-ntu Ntwari Pashcal.

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