sabato 25 agosto 2018

10-11 aprile 2014


Un foglio bianco, una consegna, dei campi da riempire.
Uno scervellio di post-it con le mani sporche di un pennarello blu che corre per fissare le idee tra gli spostamenti, le sviste, i ripensamenti necessari a far quadrare un disegno mentale trasposto in un logical framework. Strana avventura del ragionamento e della creatività o, meglio, di (buone) idee da passare al setaccio...ma il progetto procede, lentamente.

Penso: chissà cosa provava e cosa aveva in mente Buckley scrivendo i pezzi per "Sketches for my Sweetheart the Drunk" (?), mentre un blues sottile mi pervade l'anima correndo lungo il litorale di Dakar, laddove s'incontrano contraddizioni di bellezza e disgusto al limite dell'irreale. Da un ratto di 40 centimetri schiacciato a bordo strada ad una solitaria colorata piroga che solca l'oceano, da un uomo di colore alto quasi due metri che cammina nudo a bordo strada verso il faro del promontorio (per ragioni sconosciute), ad una allegra comitiva di bambini che si sfida al parco giochi, posto dritto in direzione dell'isola di Gorée.

Dopo uno scontato vernissage di "pittura panafricanista" ed una forte curiosità culturale mal ripagata, in tarda serata cerchiamo lo stra-consigliato bistrot "La Couleur" (Lonely Planet docet). Non trovandolo, girovaghiamo su e giù per le vie del quartiere entrando infine in una sorta di locale parigino - così mi immagino Parigi, non ci sono ancora stato - chiamato "La Terracce". Qui scopriamo che "La Couleur" è chiuso da ben sei anni ed è ora chiamato "Impalah". Me lo dice lo stesso proprietario, che nemmeno sa di essere presente su internet con informazioni sbagliate (ma quali guide, ci vogliono i nativi!). Dopo aver salutato il gatto più ruffiano di tutta l'Africa - nuova mascotte ufficiale -, facciamo una passeggiata nell'oscurità di Ouakam improvvisando una visita notturna alla statua della Renaissance Africaine tra la nebbia, l'umidità ed il vento gelido dell'Atlantico. La città s'immerge in un'atmosfera spettrale tra Silent Hill e Parnassus che ben concilia il sonno ma, talvolta, può generare mostri degni dell'immaginario di un Goya di cattivo umore. Una tisana della nonna (senza nonne) post-birra, e tutto torna a posto...

Foto: "Pana-che?" by Mika von Puskjin.
 
 

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