sabato 25 agosto 2018

13-14 aprile 2014


La sabbia del deserto si alza sopra Dakar trasformando per due giorni il bel cielo azzurro della capitale in un pallido, lattiginoso velo che intrappola senza troppi inchini o convenevoli i tetti della città, le auto, i cittadini (e le loro vie respiratorie). Una cappa d'umidità e polvere finissima crea una strana atmosfera capace di soffocare l'anima e massacrarti le meningi con uno strano senso di "oppressione circolare", galleggiante sopra la tua testa, mentre dai tombini l'umidità infiltrata fa risalire i cattivi odori delle fogne mischiati al sentore di urina sulle barriere di un cantiere abbandonato. Saliti sul primo taxi facciamo la parte del pollo chiuso in forno - a contatto con degli assurdi coprisedili pelosi in materiale sintetico - filando dritti per il grande viale che termina con l'obelisco su cui sono incisi verticalmente i caratteri: "MCMLX". «Siamo al confine con la Mauritania», mi ricorda il frère che ci fa visitare la scuola in cui lavora, frequentata da 4300 alunni, «Normalmente da qui si vede l'isola di Ngorée, quando il cielo è terso...». Annuisco distrattamente mentre osservo la linea dell'orizzonte persa in una nebbia impenetrabile, chiedendomi perché il forte vento che soffia dal mare non riesca affatto a smuovere questa cappa che ci ruba il bel panorama che siamo soliti conoscere. Una scuola molto grande priva di studenti è l'immagine della desolazione, del silenzio, della futilità di scervellarsi per una sufficienza in matematica quando non pensi ad altro che segnare un gol al campetto. Un saluto veloce, e riprendiamo il nostro taxi a microonde. Tornati a casa, il sentore di immobilità, stranezza, di un «c'è qualcosa che non mi torna», mischiato ad un senso di vaga immotivata stanchezza, diffusa spettralità e confusione non finisce affatto. Strani ululati provenienti da un appartamento vicino, regolari e cadenzati...che sia un cane? Rumori di porte cigolanti che sbattono sugli stipiti...forse il vento? Urla di accesi litigi in un arabo distorto e rabbioso provengono dalla grande piazza; poco dopo, una piccola luce s'accende d'improvviso dalla finestrella di un enorme grattacielo buio posto proprio di fronte la mia finestra. Strane sensazioni da "The Sixth Sense" e tutto ciò che l'immaginazione può produrre con i suoi vezzi per farvi restare sulle spine. Che questo caldo vento, capace di mutare in poche ore il volto di Dakar, abbia portato con sè qualcosa di più della semplice sabbia del deserto? Leggere i racconti di Poe crea dipendenza da terrore e mistero, o quel gatto nero che corre sul tetto di fronte sta davvero cercando d'uccidermi? Ieri era anche il 13 del mese, non dimentichiamolo! Ma la vera domanda rimane: chi è quel genio d'autore che in una puntata dei Simpson immagina il trasferimento della casa natia di Edgar Allan su un camion guidato dall'uomo talpa?
Colonna sonora consigliata: "November" di Tom Waits con un bel piattone di zuppa di zucca fuori stagione.

Foto: "Tassisti e Marabù, un altro grande mistero dakaroise" by Ntwari J. Pascal
 
 
 

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