sabato 25 agosto 2018

19 aprile 2014

«Perché viaggiando s'impara», mi dissero. Quando sento questa frase ripenso sempre all'incipit di "Tristes Tropiques" e al genio ironico di Lévi-Strauss. Auto-dissacrante al punto d'affermare «Odio i viaggi e gli esploratori, ed ecco che mi accingo a raccontare le mie spedizioni». La sua affermazione, apparentemente paradossale, ci dimostra (con tutto il resto del libro) che non sia affatto vera. Almeno per chi ha viaggiato molto, come Lui.

Ed ora...due pillole di saggezza estremamente banali frutto di una peregrinazione, la mia, come tante altre, nemmeno troppo interessante, affatto avventurosa. Se vi sentite giù di morale, eccovi un paio di rimedi sicuri per rimettervi in forma psico-fisica (anzi, solo "psico", anzi solo "forma"): 1) compratevi un ippopotamo di legno artigianale senegalese anti-stress dalla faccia simpatica e con l'ippo-culone più grosso possibile. Fissatelo, ridete, pensate ai soldi gettati al vento per comprarlo, tornate ad essere giù di morale; 2) cercate una qualsiasi recensione di Trip Advisor tradotta da Google Translator al primo livello ("comprensibile") e continuate a leggere opinioni scritte da persone che vivono dall'altra parte del mondo. Meglio se palesemente prive di capacità d'espressione oltre che di scrittura elementare. Quest'ultimo punto apre un mondo di comicità inaspettata, soprattutto per le recensioni d'italiani che non dovrebbero affatto necessitare di una traduzione. Fine delle pillole. Anzi...3) fare jogging, salutare gli altri bianchi che fanno jogging sul lungomare, continuare a fare jogging. Guardare il mare. Sentirsi in forma. Respirare profondamente. Sognare ad occhi aperti. Fare jogging da capo.

Nell'attesa di riprendere in mano la macchina fotografica e dirigermi verso la Mosquée de la Divinité per scattare alcune immagini prima del tramonto, scopro un nuovo luogo dedicato palesemente agli espatriati sparsi per la città di Dakar: il "Presse Cafè". Nuovo luogo eletto all'attività scribacchina che tiene in movimento la mente, provoca artrosi alle articolazioni da nerd/geek-wi-fi-dipendente, lascia fluire senza ostacolo alcuno pensieri ed idee, prova a dare una risposta alla domanda: "Dove diavolo sto andando? Ma soprattutto, quanto costa il cappuccino aromatizzato alla vaniglia?".

Faccio due chiacchiere con un tassista che, fumando come una ciminiera, mi parla di suo fratello maggiore risiedente in Italia. Oltre al fastidioso odore ed al rischio d'intossicazione da fumo passivo, ottengo alcune informazioni utili per visitare luoghi sconosciuti della città. Mi faccio lasciare in prossimità della rotonda vicina alla grande Moschea situata sul mare, in prossimità di una scogliera rocciosa e di un villaggio di pescatori. Scendo la salita che porta ai piedi del tempio musulmano a tre piani, di colore verde, rosso e bianco, sormontato da due grandi torri dal fascino arabeggiante. Flotte di giovani giocano a calcio nel loro solito stile "contatto fisico all'ultimo sangue" dribblando gli avversari e le teste di pesce mozzate, le budella di cernia sparse qua e là sulla sabbia. Le piroghe attraccate sono in numero minore rispetto a quanto visto nei quartieri Ngor, Yoff e Hann, ma non mancano affatto di colore, iscrizioni, simboli, riferimenti. Un vecchio Imam legge e canta a bassa voce i versi di un piccolo Corano formato tascabile rivestito d'oro. Guarda l'oceano, mentre ai suoi piedi tre gatti randagi mal ridotti divorano delle lische di pesce e due grossi pellicani che paiono statue piantate nella sabbia si riposano mantenendo alta l'attenzione con i loro grossi occhi neri che s'aprono al minimo rumore.

Tra gli anziani del quartiere noto un terzo pellicano addomesticato che emette versi simili ad un cane. Mi lascia letteralmente di stucco, soprattutto per il suo carattere difficile e geloso verso il padrone, che mi convince a mantenere le distanze. Cosa ancora più curiosa, non conoscendomi si volta dall'altra parte accovacciandosi in un angolo (questa l'interpretazione datami dai pescatori). Ne approfitto per immortalarlo con il suo "papà" ed una magnifica rappresentazione di un suo simile dipinta su un muro che rende chiarissima l'idea: IO vivo qui. Un saluto ed un ringraziamento agli uomini del villaggio, poiché grazie a loro questa sera avrò un pò di materiale fotografico da maneggiare ed un nuovo archivio west-africano da riempire.

Foto: "Pelli-cane e padrone" by Thomas Mann & Ntwari J. Pascal.


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