La sveglia suona alle
6 a.m., causa masterizzazione feroce da completare. Spulciando
minuziosamente i progetti arrivo a 20 allegati e oltre 20 pagine di
progetto, ma salta fuori una dimenticanza: la traduzione in
kinyarwanda del consent
form alle riprese audio/video.
Chiamo Sexy Bear dal
giardinetto dietro casa e faticosamente lo invito a tradurre passando
dall'inglese al francese alla complicata lingua locale, interpretando
il senso di ogni singola parola e della frase nel contesto generale
di possibile utilizzo. Un lavoro da malditesta immediato, corretto da
Marianne e in parallelo ad una traduzione via sms con Gennaro,
richiamato in tutta fretta per domandargli di contribuire a questa
necessaria follia.
Alle
8 e 15 arriva un avviso riguardante il visto: pratica ritardata per
necessaria documentazione del Mineduc.
Alle
9 e 30 esco con una traduzione rivista ed un chilogrammo di file pdf
nel netbookino.
Alle
10 e 10 sono al ministero per cercare di capire come sciogliere una
catena organizzata ma del tutto insensata che blocca i destini e gli
intestini dei giovani studenti esteri.
Alle
10 e 20 J. mi chiama dal KIE dicendomi che, con i passaporti
all'Ufficio Migrazione, possiamo rimanere nel paese fino a settembre
aspettando il giorno della prova finale a “Chi vuol fare
l'antropologo in Rwanda?” (trasmesso in prima serata dopo le
telenovele preferite di Marianne).
Alle
10 e 30 sono a casa e chiamo V. per esser sicuro di trovare in
ufficio qualcuno per depositare i progetti. Ricevo la lodevole
risposta: c'è tempo fino a lunedì mattina. Urlo silenziosamente di
gioia e respiro per qualche secondo dopo ore di apnea ansiogena.
Alle
11 chiamo F., italian friend dottorandessa,
che si rende disponibile a darci qualche dritta sulla redazione del
complicatissimo progetto. Manca qualcosa, qualcosa è da cambiare,
qualcosa nemmeno lo avevamo pensato ma di certo un week-end di lavoro
è davanti i nostri nasi vittime della grippe.
Incontriamo
anche Ilaria e prendiamo 8 caffè in 4 persone (noi, italiani!) in un
locale gestito da un connazionale creando, tra gossip e
scherzetti, rumori di lavori pubblici impertinenti e scleri
condivisi, una piccola comunità antropofagica equatorwandiale.
Ci
si divide. Io tento di prelevare soldi dal bancomat per risparmiare
spese di commissione ma sono costretto alla solita Ecobank con carte
du crédit. Il Dorigatto decide
di fare gran spesa in vista dell'invito a cena di Juventine verso le
7 p.m. La cucinista Doris prepara una pasta con pecorino,
pomodor+avogado, salsicciette con insalata e gran finale con torta
al cioccolato preparata proprio dalle sue hands.Satolli
come non mai finiamo la cenetta, facciamo gli applausi all'autore e
Juventine scappa via in motard verso
Nyamirambo.
La
luna è tagliata col coltello, arancio-gialla appesa nel cielo. Si
domanda se cadere giù e schiacciare qualcuno, qualcosa, o starsene
lì a ghignare del mondo e delle sue follie dal quel posto in
tribuna.
Sembra
non le importi granché.
Ma
alle volte pare voglia invece cambiar idea, scendere a bordo campo,
dare due dritte al gioco, un consiglio ai suoi poveri attori di
passaggio là, sotto i suoi occhi.
Rimarrà
la placida, eterea donna immobile e crudele di sempre, o ascolterà il
canto notturno di un pastore errante dell'Asia
e le malinconie di questa fetta di mondo africana?
Se vi servisse un posto per le liste nozze a Nyagatare. Foto del Maichi-bu-ntu Paschal'12.
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