E' domenica, giorno
ricco di musiche e fenomeni paranormali da queste parti. Mi alzo
quasi per caso, decido per una colazione minimale ed esco verso
Niamyrambo pronto a drizzare
l'orecchie per nuove parole e scene di vita in kinyarwanda
utili alla mia produzione
tesistica nonché accrescimento antropofagico.
Incontro la gentile B.
ed il premuroso D., che mi raccontano del più e del meno dell'Holy
Ghost da questa parte della
città e da quelle parti delle loro vite. C'è anche il tempo per
reincontrare il capitano di Buona Sventura ed
annoiarsi un po' sentendolo mugugnare le sue solite cosette prive
d'inventiva.
Nel
pomeriggio assisto alla versione africana di un concerto di Vasco per
affluenza di pubblico e popolarità allargata: un meeting
con cariche religiose allo
stadio Amahoro dove oggi s'incontrano migliaia di persone di tutte le
fedi per cantare, ballare, gridare “Alleluja!”
a 200 decibel e lasciarsi andare spiritualmente come in una febbre
pentecostale del sabato sera.
Inutile
dire che lo stadio è colmo di giovani, alla faccia della nostra
curva italiana di natalità negativa e dell'ipocrisia da credenti al
soglio papale. Un battibecco tra fedeli cattolici e pentecostali
(davanti niente di meno che il Primo Ministro con cinque dei suoi
ministri) divide lo stadio a metà: defluiscono i giovani cattolici
indignati di una considerazione poco consona fatta da un pretone
carismatico pochi minuti prima; continuano, anche se un po'
imbarazzati, i canti dei supergiovanotti rwandesi
“colmi di spirito” secondo D, di semplice voglia di divertirsi
secondo me.
Si
alternano davanti la folla oceanica: la banda con marcette militari
sfilanti davanti le Autorità; i cantanti pronti per un X-Factor
multi-religioso con giuria di Morgan nei panni di un Pastore
presbiteriano; due aquile che sfrecciano nel cielo e dondolano a
centro stadio non curandosi di rumori, maxi-schermi o alte cariche
politiche.
Arriva
un vento gelido, le nuvole si fanno nere e minacciano di strizzarsi
sopra l'operosa reflex, i capelli ben ordinati delle teenagers
non-conservatrici, gli abiti
sobri e noiosamente eleganti dei ragazzi conservatori. Il cielo
diventa sempre più buio, sono le 05.33 del pomeriggio ed il tramonto
è già in fase di conclusione. E' in questo momento che un altro
terzo di stadio si alza per scappare dal temporale e correre verso
bus, motards, aree
coperte dello stadio, mentre le due aquile sono scomparse già da
parecchi minuti nei loro nidi sui tralicci dei mega proiettori.
Nella
serata cominca a piovere in modo deciso. Io riapro il file di testo
.odt spendendo altre
tre ore circa nella formattazione esatta in vista dei cd da
masterizzare in nottata. Provo grande odio nel vedere oggetti
spostarsi senza posa o ragione da una parte all'altra del documento,
tornare al loro posto magicamente ed infine ritrovarsi nel posto
errato dopo aver salvato ed esportato in .pdf.
Quando
tutto è magicamente in bolla, creo finalmente la “CARTELLA
FINALE”. Il cielo sembra riaprirsi, la notte illuminarsi di colpo e
persino il Rwanda sembra accrescere il suo prodotto interno lordo
annuo. Decido di raggiungere gli altri italians al
“Sole-Luna”, ristorante con prezzi
europei che mi
sballano completamente le finanze tarate su “africaequatoriale”.
Si
accrescono le conoscenze per comune patria d'origine e dopo cena J.,
nel suo inconfondibile stile rwandese, ci tiene un'ora intera a
parlare dell'arte dello sbatacchio tramandata
da lunghe generazioni passando per sambuche in bicchierini osé,
aneddoti sui vasi da notte e pillole tratte dall'autobiografia di
Rocco Siffredi.
L'aria
è umida e le palpebre si chiudono, un masterizzatore è pronto a
sbranarmi e a bruciarmi per bene i cd nel salotto di Mariottide.
Sarà meglio tornare.
Ma
perché qua fa freddo e piove come nel video di “November Rain”,
mentre l'Europa schiatta di caldo e non trova una pace rinfrescante?
Che L'africa sia diversa da come ce l'hanno sempre raccontata? O
forse NOI non siamo semplicemente in Africa, ma in una colonia
rwandese in Nord Europa, frutto di un grande complotto alieno? E'
questa l'unica ipotesi possibile per spiegare i miei pantaloni
lunghi, l'impermeabile ed il mio tremolio da inverno piemontese
inoltrato seppur in pieno agosto e nel cuore del continente africano?
Ma anche no.
Simpatici bovini in stile Batwa. Souvenir progettati e pensati per i ricchi turisti muzunghi, ma anche no. Foto del Maichi-bu-ntu Pashcal '12.
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