mercoledì 29 agosto 2012

27 agosto, Day 34. Muzungo dal muso lungo.

    Ci sono cose che ti tirano in un vortice di solipsismo, altre che ti spingono a migliorare aggiungendo un virtuoso mattoncino; altre pare siano del tutti futili ma le ultime, quelle del tutto indecifrabili nel bene e nel male, sono le peggiori di tutte. Ci sono righe da scrivere e molte da leggere, storie da incominciare ed altre da depennare. Un gran frappé che da una prospettiva equatoriale diventa fiele o miele al minimo soffio di vento, proprio qua, che il tempo cambia con una rapidità enorme alternando la fredda viscida pioggia al caldo prepotente sole.
    Mi dirigo da V. al Committee per lasciare le 9 copie dei cd-rom incrociando le dita, le gambe e tutto l'intrecciabile possibile. Controllo per l'ultima volta il gigante .pdf sullo schermo e sono felice di trovare tutto al proprio posto. Chili di documenti sembrano pesarmi ancora sulla schiena, ma ora il fardello passa finalmente di mano: ci vediamo a settembre.
    Esco col cuore in gola e prendo la mia moto per il KIE. Oggi farò il topo da biblioteca per rendermi utile al Department, stoppare la bobina ansiogena, dedicarmi all'ispirazione bloggeriana, lasciarmi inondare da chili di paper sul potere della donna in ogni sua salsa e declinazione. Dopo un lavoro di databasing esco e prendo la via di un locale suggeritomi da Gennarina, l' ”ABC” di Remera. Vado alla cieca con la migliore ispirazione da flaneur trotterellante, mi perdo in una via dalle insegne disegnate a mano con figure dalle dubbie proporzioni anatomiche, gironzolando con spleen muzungo senza percepire il tumulto delle diversità ma sentendo la normalità della vita d'una città africana.
   Arrivo a casa e Mariottide prepara la tavola con 4 piatti. In menù legumi e carote in salsa di manioca, riso sbollentato, tortino di farina di mais. Il Dorigatto dal cellulare morto è ricercata dalla padrona di casa per partecipare alla cena, ma latita tutta la sera con la colonia italiana lasciando perdere le sue tracce.
   Più tardi mi becco con Kibe per una birretta serale. Per caso troviamo O., a friend of K., e la famosa birretta diventa moltiplicata per quattro. Torno per la gioia di Mariottide alle ore piccole in the dead of the night, costringendola ad alzarsi dal letto, prendere il mazzo di chiavi ed infine aprirmi la porta. Ma che diavolo, è l'ultima sera del nostro contratto e la copia della chiave non ci è mai stata concessa: non posso sentirmi in colpa per questo.
   La gioia descrescente e degradante, una dormita di poche ore volente o nolente, la necessità di trovare un'altra casa quando il sole sarà sorto: tutto questo dopo la pubblicità.



  Aquile nel cielo di Kigali. Se sono falchi o un altro tipo di rapace, va bene lo stesso. Non è il mio ramo. Foto del Maichi-bu-ntu Pashcal '12.

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