Mattinata
all'atelier di Kibe per iniziare il progetto di un piccolo quadro tra
amici e pour divertissement. Prima di scarabocchiare facciamo un salto a vedere nuovamente lo
studio artigianale pigmeo assistendo alla faticosa preparazione
maschile dell'argilla, allo stoccaggio, alla lavorazione e
modellamento dei vasi veri e propri delle giovani, alle
rifiniture delle donne. Un piccolo gruppo di uomini più
anziani è in riunione, fa i conti, prende ordini, scrive note e
resoconti. Una bella ragazza rwandese vestita
all'occidentale, fighetta con borsetta, è pronta per occuparsi
di fatture, lavori di ufficio e contatti al di fuori del laboratorio.
Una vera e propria cooperativa costruita in passato con fondi di
origine canadese come mostrato da una targa con foglia d'acero dominante il locale dei forni per la cottura.
Ritorniamo
sui nostri passi per la grande salita fino al mercato e dunque allo
studiolo des artistes.
Nella piccola comunità sfoggiante vecchi pennelli intrisi di colore
passo mezzo pomeriggio a spremere le meningi e provare a concludere
qualcosina con la matita compratami per l'occasione da Kibe. Schizzi
qua e là, poi un'idea si circoscrive sviluppandosi da sé. Il colore
e la trielina li lascio però alla prossime volte: per oggi può proprio bastare.
Le poche ore di sonno iniziano a farsi sentire e si deve ancora
trottorellare per la città in vista di un posto dove trasferirsi.
Il Dorigatto
prende some contacts con uno studio cinematografico
privato lì a due passi. Mangio con Kibe, sua figlia e sua sorella
minore, preparandomi a passare un pomeriggio a cercare una chimera su e giù
per Kigali. Si passa a domandare ospitalità veramente ovunque,
persino per una Guest House con intercessione di una suora
cattolica che venne in visita proprio a Torino e Forno di Coazze (!) con cui
mi meraviglio di ritrovare una fetta di mondo conosciuta e così
lontana.
Le soeurs catholiques
affittano sempre solo a donne perché non possono, di certo, farle dormire per strada come
gli uomini che, invece, possono russare ovunque, anche a terra. Strana filosofia, ma il senso è chiaro: precedenza al gentil sesso. Non fa una piega, certo, tranne il fatto
che io sia costretto a pagare sempre di più.
La
voglia di trovare la soluzione giusta è talmente spinta che riesco a
confondere persino una professionniste con
la segreteria del Committee, prova del nove di una distorsione diffusa
e lontana dal placarsi degna di un Robert Plant miagolante:“...sooo
dazed and confuuused”.
Sfilano
dall'agenda contatti privati per case e camere affittasi,
reti di conoscenze ancora troppo alte nel prezzo tra cui emergono
anche un cugino ed un amico di T., poco disposto però alla
contrattazione. In ultima spiaggia, se andrà storta, si sceglierà
un'accomodation religeuse in Nicaragua e buona notte al sonatore.
Si
torna a casa. Qui faccio quattro parole con Mariottide
sulla possibilità di rimanere
ancora qualche sera: lei acconsente con sorriso da ziona ed un
generoso “Oui...”. Ma
la questione casa è
ancora aperta e di certo le valigie saranno da richiudere presto.
Il Maichi-bu-ntu Ntwari Mikayire Pashcal in visita alla cooperativa pigmea di produzione vasi in terracotta. Foto del Dorigatto del Rwenzori.
Il Maichi-bu-ntu Ntwari Mikayire Pashcal in visita alla cooperativa pigmea di produzione vasi in terracotta. Foto del Dorigatto del Rwenzori.
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