mercoledì 29 agosto 2012

28 agosto, Day 35. "R.W., telefono caaasa!"

    Mattinata all'atelier di Kibe per iniziare il progetto di un piccolo quadro tra amici e pour divertissement. Prima di scarabocchiare facciamo un salto a vedere nuovamente lo studio artigianale pigmeo assistendo alla faticosa preparazione maschile dell'argilla, allo stoccaggio, alla lavorazione e modellamento dei vasi veri e propri delle giovani, alle rifiniture delle donne. Un piccolo gruppo di uomini più anziani è in riunione, fa i conti, prende ordini, scrive note e resoconti. Una bella ragazza rwandese vestita all'occidentale, fighetta con borsetta, è pronta per occuparsi di fatture, lavori di ufficio e contatti al di fuori del laboratorio. Una vera e propria cooperativa costruita in passato con fondi di origine canadese come mostrato da una targa con foglia d'acero dominante il locale dei forni per la cottura.
     Ritorniamo sui nostri passi per la grande salita fino al mercato e dunque allo studiolo des artistes. Nella piccola comunità sfoggiante vecchi pennelli intrisi di colore passo mezzo pomeriggio a spremere le meningi e provare a concludere qualcosina con la matita compratami per l'occasione da Kibe. Schizzi qua e là, poi un'idea si circoscrive sviluppandosi da sé. Il colore e la trielina li lascio però alla prossime volte: per oggi può proprio bastare. Le poche ore di sonno iniziano a farsi sentire e si deve ancora trottorellare per la città in vista di un posto dove trasferirsi.
     Il Dorigatto prende some contacts con uno studio cinematografico privato lì a due passi. Mangio con Kibe, sua figlia e sua sorella minore, preparandomi a passare un pomeriggio a cercare una chimera su e giù per Kigali. Si passa a domandare ospitalità veramente ovunque, persino per una Guest House con intercessione di una suora cattolica che venne in visita proprio a Torino e  Forno di Coazze (!) con cui mi meraviglio di ritrovare una fetta di mondo conosciuta e così lontana.
     Le soeurs catholiques affittano sempre solo a donne perché non possono, di certo, farle dormire per strada come gli uomini che, invece, possono russare ovunque, anche a terra. Strana filosofia, ma il senso è chiaro: precedenza al gentil sesso. Non fa una piega, certo, tranne il fatto che io sia costretto a pagare sempre di più.
    La voglia di trovare la soluzione giusta è talmente spinta che riesco a confondere persino una professionniste con la segreteria del Committee, prova del nove di una distorsione diffusa e lontana dal placarsi degna di un Robert Plant miagolante:“...sooo dazed and confuuused”.
    Sfilano dall'agenda contatti privati per case e camere affittasi, reti di conoscenze ancora troppo alte nel prezzo tra cui emergono anche un cugino ed un amico di T., poco disposto però alla contrattazione. In ultima spiaggia, se andrà storta, si sceglierà un'accomodation religeuse in Nicaragua e buona notte al sonatore.
    Si torna a casa. Qui faccio quattro parole con Mariottide sulla possibilità di rimanere ancora qualche sera: lei acconsente con sorriso da ziona ed un generoso “Oui...”. Ma la questione casa è ancora aperta e di certo le valigie saranno da richiudere presto.




    Il Maichi-bu-ntu Ntwari Mikayire Pashcal in visita alla cooperativa pigmea di produzione vasi in terracotta. Foto del Dorigatto del Rwenzori.

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