Finalmente il sonno
torna ad essere riposante. Nel lettone mi crogiuolo tra facebook,
Fante e ripetuti sonnellini; poi il Dorigatto colazionante sciabatta
in camera e giustamente mi ricorda che si deve cercare ancora
un'altra casa dove poter continuare a dormire. La non-colazione è
accompagnata da telefonate, annunci, proposte e disdette di
contratto.
La pioggia inizia a
cadere piano, poi forte, per divenire infine un piccolo monsone:
aspetto il momento di tregua per prendere una moto ed andare a dare
un occhiata a Nyamirambo, tra
le baracche di lamiera, la terra rossa ed il fango mischiato a sacchi
di sabbia, tubi dell'acqua in vista, bancarelle improvvisate e le
solite grida “Muzuuunguu!!”.
Arrivo a destinazione e passo qualche oretta a chiacchierare con un
insegnante su vari argomenti di vita quotidiana, riparato per un
soffio da un e norme acquazzone a cui mancava solo Noè con la sua
arca. Dopo aver salutato la riunione di femmes chez
l'église, approfitto di
un'altra breve tregua di pochi minuti per prendere un motard
fino in centro città al Barboun
Cafè.
Ammetto che la voglia di
occidente è palpabile. Ma l'antropofago deve essere per definizione
flessibile, dunque può concedersi qualche volta un baretto American
Style. In
un pomeriggio in cui la pioggia obbliga a rifugiarsi al sicuro e col
proprio netbookino ecco che arrivo su dei divanoni dall'aspetto
ultra-comodo in cui giocare a fare lo sfacciato muzungu in
mezzo ad altri real muzunghi.
Trovo una colonia di studentesse americane sorseggiante enormi
bicchieroni di caffè e ghiaccio, intente a chattare su facebook con
i loro lucidi Mac. Io esibisco il caro vecchio netbookino, rimetto a
posto idee, appunti e mi dedico all'attività bloggheriana
in tutta calma e con un single-shot espresso non
troppo lontano dal sapore e dall'aspetto italiano. Dalle baracche al
bar In, dalle stelle
alle stalle e, forse, dalla padella alla brace in soli 5 minuti di
moto.
Arriva il Dorigatto e si ricomincia la maratona cerca casa, con mille
telefonate ma nessun ragno economico cavato dal buco. Dopo aver
poltrito diverse ore nell'occidente esportato in forma di bistrot,
si va a mangiare un plain-burger ed un burrito cheess&beef
in un bel localino vicino i grattacieli del centro, prezzi modici
e stomaco pieno. Ci raggiunge anche il buon Taru, con cui parliamo
della prostituzione legale giapponese, della sanità italiana e
statunitense spostandoci proprio nel primo bar che ci ospitò nella
vita mondana di Kigali (con Kai, più di un mese fa). Programmiamo
l'afflusso senza sakè dei japanese friends al
genitliaco Dorigottiano di venerdì prossimo; poi Taru ri-prende la
sua amica insegnante di matematica mezza/tre quarti sbronza e la
porta a casa sana e salva da altre bottiglie di Primus.
Tornando verso la strada principale s'incontrano i primi homeless
rwandesi, un accattone molesto, i primi ubriachi ciondolanti per
le poche strade non controllate dai militari in questa zona. L'aria
si fa subito da far west, seppur senza cowboy o trielli
alla Sergio Leone. Arrivate le moto scampato il pericolo, dritti a
Sonatube per la nanna in vista di una giornata piuttosto
lunga.
Le insegne africane sono un capolavoro di reinterpretazione pop. Foto del Maichi-bu-Pashcal'12.
Nessun commento:
Posta un commento