Si parte con un po'
di difficoltà per la defence di
Gennarino alle 8 del
mattino (rima lodevole). La sua discussione di tesi è preceduta da
una colazioncina a base di Ikivuguto e
Cake, da una sit-com
per il pagamento dorigottiano del conto e dallo sberleffo dei
militari del KIE. Scopriamo il posto esatto con un po' di fatica, per
poi sapere che è tutto rinviato a sabato. Penso al cuscino
abbandonato e mi rammarico, ma poco male: oggi si cerca casa su e giù
per Kigali.
Andiamo
in un posto non troppo lontano dall'université
da
una docente disposta ad affittare un paio di stanze ad un prezzo
competitivo per sceicchi arabi o ricchi muzungu
senza
problemi di portafoglio. Si torna a bazzicare per annunci on-line di
italiani in Rwanda, amici e cugini di qualche conoscente, offerte
casuali e così via, così via.
Arriva finalmente sul cellulare
un messaggio di risposta del cugino K. Di T.: ci si avvia allo Stadio
Regionale di Nyamirambo, lo si incontra e si valuta una casetta con
cane compreso. Raggiungiamo T., vediamo una buona offerta da una
famiglia muslim
capitanata
dalla donna più anziana, vedova ma generalessa, che ci concede un
prezzo very good
solo
per la nostra conoscenza con T.
Prendiamo una moto ed andiamo
dall'altra parte della città, a Kicukiro, dove incontriamo Agnolina
nella
sua ultra-ricca casetta con tanto di dependance
da
affittare in lungo e in largo. Le nostre conoscenze cattoliche
abbattono i prezzi, ma di certo la proposta muslim
rimane
il massimo della competitività.
Incontriamo per la seconda volta
l'unico albino rwandese, poi ci avviciniamo al Pasadena Bar verso
l'ultimo appuntamento della giornata, trovando un posto per
super-giovani
con musica
reggae,
gazzelle
rwandesi, atmosfera da sabato sera perenne. Attendiamo ch'arrivino le
20 per valutare l'offerta di probabili 50 dollari sputati a testa per
2 settimane...sarà vero? Attendo una connessione skype di qualità
come un bambino babbo natale la notte del 24, poi incontriamo
l'ultimo offerente casa: un single
con
la pancetta e l'aria bonacciona in un piccolo regno di 4 stanzette
dalla visibile voglia matta di rompere la sua solitudine. Il prezzo è
alto, il posto non è sufficiente, ma
anche no
in generale...si alzano i tacchi.
Si va al Kie.
Internet può
diventare una prima necessità quando sei sulla linea dell'equatore,
quando vuoi parlare con qualcuno a tutti i costi, quando non puoi
tele-trasportarti come in Star
Treck,
quando vorresti mollare tutto e prendere un motard
per l'Europa, quando non ti bastano 10 stelle cadenti per trovare una
quadra.
Dopo una camminata di 50 minuti
dal Kie a Sonatube per stemperare gli animi e cercare il sonno da
esaurimento, tra militari e agenti di sicurezza, il primo cane
randagio e qualche homeless
scacciato
con gentilezza, Mariottide
mi
viene ad aprire alle 2 di notte senza fare troppe pieghe. Qu'est-ce
qu'on va faire? Dormire,
dormire, dormire. J'éspere:
à la Rimbaud, Je est un autre.
Kigali, veduta a volo d'uccello pur senza esser uccello o saper volare. Foto del Maichi-bu-Pashcal from Kai's place, '12.
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