Può capitare di
svegliarsi presto, senza ragione, non del tutto riposati ma certi di
non potersi riaddormentare. Ci si veste, si prepara un thè rwandese e
con calma si da un'occhiata al materiale raccolto durante questi
giorni. Post-produco per un'ora e più il materiale fotografico del
service della scorsa
settimana, seleziono e cerco di capire come integrare, cosa evitare
per questa motherkuckin' thesis
che ci si appresta a scrivere.
Mi accorgo di non aver preso il Lariam
ieri pomeriggio alle 17, dunque mangio una bella fetta di pane e
nutella -comprata ieri dal dorigatto per 3000rwf, cibo da ricchi
Muzungu-per poi
buttare giù il pillolone allucinogeno (finora nessun effetto
collaterale se non vago senso di vomito). Mi riposo ancora un'oretta,
dopo un sonnolento saluto a Marianne, nel lettone a due piazze da
dove posso sentire l'odore di terra bagnata dal temporale di questa
notte. Dopo questa breve pausa faccio i bagagli per contattare il
rappresentante legale delle ADEPR nel quartiere Kimihurura, che
raggiungo col solito motard
con il quale riesco quasi ad ottenre il prezzo dei nativi. Arrivo
davanti il solito enorme edificio di culto per poi girare l'angolo
verso la casa ov'è l'ufficio legale di un certo Rev.Samuel.
Battendo
il portone con l'enorme scritta ADEPR noto da due bucherelli un paio
di persone che fanno finta di non sentirmi. Mi domando il perché di
tutto quel tempo perso e di tutti quei battiti inutili; insisto, ed
infine uno dei due si decide a dirmi che non può aprirmi da quel
lato. Li mando a qual paese ed accedo ad un cortiletto dove, nel solito
français+anglais, mi invitano a scrivere una lettera di mio pugno al
responsabile legale delle ADEPR descrivendo la mia richiesta nella più totale
liberté d'éxpression.
In
5 minuti butto giù la lettera memore dei mesi passati a riscrivere
il progetto di ricerca e lo consegno al segretario del Rev.,
il quale lo riempie di tutta risposta di bolli blu contrassegnati e
firmati. Chiamo al cellulare lo stesso destinatario per avvisarlo del
deposito cartaceo ed infine esco da quel covo di burocrati...speriamo
bene.
Ancora
400rwf e si va al KIE dove prendo il mio visitor's badge
per gentile concessione di militari armati, e mi dirigo verso la Main
Library per continuare il lavoro da topo di biblioteca rwandese.
Incontro i ragazzi di ieri sera, li saluto e poi mi dedico a
spulciare le dissertations
cercando nel contempo di risolvere i problemi di connessione internet
ma senza risultato.
Verso
le 12.30 arriva il Dorigatto affamato dopo una mattinata spesa tra
lavanderie e supermercati nella piena nostalgia della vita da
casalinga torinese. Io mangio un rotolo di frittata con carne di una
pesantezza inimaginabile ed una caro vecchio sambussa.
Irina Doris va per un piatto patatine e hamburger nel caffè di
fronte mentre le tengo compagnia con un single-shot
espresso neanche troppo
malaccio.
Si
torna a fare ricerca, e dopo diversi piccoli scleri si riesce ad
ottenere una connessione stabile con la wi-fi dell'Università. Sono
presentato alla parte di staff che
non avevo ancora conosciuto, tutti molto gentili ed interessati alla
mia ricerca in cantiere. Ne approfitto per avere colloqui via skype
senza un filo di disturbo dovuto alla linea, ed aspetto solo
soletto nell'ufficio del dipartimento che Gertrude torni per le nove
dopo i suoi esami all'Università.
Tutta
una intera scrivania per il Maichi-Bu-ntu, le cicale che cantano
fuori dal campus ed un
notebookino su cui prendere appunti per la tesi...un quadretto
fantastico che da finalmente un giusto peso e valore all'essere
studenti. Dovevo andare fino in centro-Africa per avere questa
sensazione?
In lontananza canti certainment
di qualche chiesa di qualche tipo, con le solite cattedrali di voci
giovani degne di vincere qualsiasi talent show europeo
e mondiale, forse.
Aspettando
che Gertrude torni dai suoi esami all'Università mi leggo delle tesi
pulp undergraduate
sul potere, il ruolo positivo e
negativo, i silenzi delle chiese pre-post-durante la metà degli anni
'90...prendo appunti, sbircio facebook ma poi, all'alba delle 21.30,
non reggo davvero più e chiamo la nostra supervisor.
Da lì a poco arriva, solare come sempre; la ringrazio del suo
supporto e poi scappo dal campus sorvegliato
da militari sparsi qua e là, nell'aria fresco-umida simile ad un
nostro autunno avanzato.
Restituendo il Guest Badge
all'uscita noto il ghigno dei militari parlottanti tra di loro; avrei
voglia di mandarli elegantemente a fanculo ma penso che non sia
decisamente il caso di farsi incarcerare per degli idioti in divisa.
Chiamo un motard,
contratto per 400 rwf (il prezzo anche per i non-bianchi) ed accetta
incredibilmente senza problema: forse iniziano a riconoscermi questi lavoratori su due
ruote di questa zona, e forse a capire che non è il caso di sparare
prezzi allucinanti?
Tornando
a casetta faccio l'ultimo tratto nell'oscurità e sento i passanti
ripetere uno strisciante “Muzzzzzzzzungah!” a cui ripeto
scocciato un placido “Muszunga, Muszunga!”. L'antropofago è
anche vittima di razzismo inverso, ma in fondo è understandable;
non toglie il fatto che non faccia piacere. Oltrepassato il cancello,
Marianne mi propone di rispondere con un “africaine!”ma
declino il consiglio per non ritrovarmi in una rissa nel cuore
dell'Africa. Lasciar perdere è il modo migliore per obliterare
individui ottusi, e di certo non solo sulla linea dell'equatore (?).
Il
Dorigatto affamato propone una peperonata venuta molto bene e dalla
lunga preparazione serale in nostalgica crisi da casalinga uscita
dalla serie Desperate Housewife.
A seguire una carne alla trentina più che buona con pane rwandese
d'accompagnamento. Dopo aver mangiato anche frutta esotica, crollo in
una spirale di sonnolenza acutissima e da lì a poco m'addormento
placidamente rinviando alla mattina qualsiasi cosa e persona.
La foto, ricca di pixel iper-prodotti, ritrae il Maichi-Bu-ntu davanti il Dipartimento di Gender Studies del Kie, Kigali. E' intento a mostrare il suo Guest/Visitor's Badge come un bimbetto a caccia di leoni zebrati dal collo di giraffa, la perfetta chimera antropofagica.
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