Il risveglio
post-sofà non si rivela troppo traumatico in termini di
aggiustamenti chiropratici. Un caffè e tutto si sistema. Il
Dorigatto latita senza cellulare, Mariottide mi
contatta per avere notizie, ci si scambia coordinate spazio-temporali
sul da farsi e si esce per fare spesetta ad un supermercatino nelle
vicinanze prima di avviarci al caro vecchio Nakumatt. Materiale di
consumo e carrellata di prodotti mangerecci: stasera gran réunion
della colonia italiana fuori
città per una serata di meritata vacanza dai grilli, dagli spifferi
del muscolo intra-polmonare, dalle nubi che passano per un momento e
si diradano con l'aiuto di musica ad alto volume mescolata a casse di
Primus in offerta speciale.
Il
Dorigatto bazzica senza meta, l'attesa si allunga, il Maichi-bu-ntu torna a casa
per una maglietta di cambio e finalmente alle 6 del pomeriggio la
macchina è carica, chiusa e pronta a partire. Dopo un'oretta di
curve e slalom tra
sassi nella totale oscurità, sclacsonate appassionate a pedoni
irresponsabili, bus dall'assetto del tutto discutibile, ecco l'arrivo
nel freddo e nella nebbia dignitosamente tratto da un film horror
centro-africano. Si scarica la
voiture e si avvia la catena di
montaggio per i preparativi culinari imbandendo la tavola per 12
affamati bramosi di specialità italiane, riempiendosi ampiamente il
pancino con un sorrisetto da bimbetto sazio e pronto a fare la nanna.
Ma, ovviamente, la nanna
è surclassata dal volume dello stereo, dai battiti dei tamburi,
dalla grappa ai mirtilli d'origine italiana, dai movimenti dei corpi
di amici africani in stile congo-rwandaise,
dalla voglia di oziare sudaticci fino all'ora in cui le
soleil si rialza per le sue 12
ore di ufficio annuale. Da ricordare una ciotola di macedonia
svuotata di fronte la luna dalle diverse anomale sembianze, la pioggia
torrenziale impedente d'ammirar i tre vulcani all'orizzonte, lo
spuntino bruschettoso in crisi di nouriture e
le incursioni a base di caos a
chi ebbe la malaugurata idea di addormentarsi prima degli altri.
L'Africa
passa anche per coperchi di pentole battuti da mestoli in legno,
djambé causanti
arrossamenti delle mani, playlist da urlo e silenzi improvvisi
causanti fischi, hit
rock dal
cuore sedicenne e sedicente, meste elucubrazioni dalla tenue ma
chiara luce rossastra e la speranza che quel bagliore non sia solo
una lampadina difettosa, ma un radioso futuro. Perché se per
Eraclito tutto scorre e passa, forse qualcosa potrà anche rimanere:
nonostante i tumulti, nonostante i pixel
deformati
dalle connessioni, con un “...believe in me as i believe in you”
rosicante passeggiate per la testa ed il limpido ricordo di “Tonight,
Tonight” alla
radio, in macchina, sotto casa, a Torino, nella piazzetta nebbiosa
che ispirò l'inverno noir.
La pioggia sembra darsi cinque minuti di pausa, le membra cercano
riposo, un piumone soffice offerto dalla casa chiude il cerchio e gli
occhietti assonnati dalla languida stanca espressione.
100.000 km, polvere rossa impregnata alle portiere, gomme bucate, sedili divelti, finestrini inutilizzabili. Offerta del mese à la rwandeise, 2000rwf chiavi in mano.
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