Sveglia e doccia
calma-calma aspettando la voglia di non essere pigri ed esplorando il
mondo internettiano. Chiedo alla reception informazioni riguardo una
colazioncina adeguata per un povero studente squattrinato: vengo
fatto accomodare di fronte al lago con caffè, pane tostato, omelette
naturale, succo d'arancia dedicandomi nel frattempo alla stesura
della moleskine rossa e riflettendo sul da farsi negli ultimi giorni
rwandesi.
Mi godo la splendida
giornata e la cornice panoramica di primo effetto, poi pago circa 2
euro, saluto ed esco per una passeggiatina verso l'altra costa del
lago. Qui trovo bambini intenti a tuffarsi da pontili in legno e
grandi colline inzuppate nell'acqua intente a guardarli. Proseguo e torno
sulla strada principale per poi risalire verso il centro del paese,
dove seguo la direzione opposta a quella dell'hotel passando per un
piccolo centro abitato. Risalita una collina dove motard e
taxisti lavano i loro mezzi,
trovo una vista mozzafiato: sulla destra navi tradizionali con lunghi
rami curvi tenuti da corde all'estremità e pescatori con cui
scherzosamente faccio delle foto con gran meraviglia di tutti i
paesani. Poco lontano trovo una spiaggetta sabbiosa con un
piattissimo Kivu ed in fondo, nella nebbia, sfocata, vedo la grande
isola congolese raggiungibile in 4 ore circa a
remi.
Si avvicinano due
ragazzi che mi portano la loro barca in legno grezzo e mi propongono
un giro per guadagnare qualcosa. Rispondo che non ho tempo, devo
tornare a Kigali di tutta fretta, e che proprio non posso fermarmi ancora, non un minuto di più:
la verità è che invece su quella barchetta non ci salirei affatto per
andare in mezzo al Kivu. Resto fermo con i piedi a mollo mentre si fanno
comunque fotografare in posa sulla loro barca per poi salutarmi
ritornando indietro con i loro cento franchi guadagnati. Si avvicina
dopo di essi un altro ragazzo curioso che rimane lì, fermo come un
baccalà pur senza poter parlare alcuna lingua europa, per più di
mezz'ora. Strampalati innocui individui rwandesi.
Continuo dunque sulla
strada e vedo una cooperativa di pescatori riparante delle reti con
lunghi aghi da cucito, un vecchietto che mi chiede molti soldi per nulla ed
il capo più giovane che accetta 500 rwf per fare tutte le foto che
vogli. Un magnifico reportage appassionante, uno scenario davvero
antropologicamente interessante dal punto di vista visivo.
Torno indietro
mentre nere nuvole cominciano a piangere dal cielo. Uno spuntino e
dritti a prendere il bus per Kigali delle 15.30. Viaggio noiosetto ma
fattibile che, con un po' di musica nelle cuffiette, diviene
certamente più sopportabile.
Da Nyabugogo continuo
dunque per Kacyiro. Arrivato a casa cerco la giacca per venerdi sera e
faccio due chiacchiere con K e Ramsete per poi scappare dritto
al ristorante greco per l'addio agli italiani causa partenze e
rinnovo visti incerti. Si beve qualcosa e si gioca a carte napoletane
chez les italiens per un paio d'ore, poi intercetto una moto
sulla strada di Gatenka Expo e torno a casa. Entro recuperando la
chiave nel posto segreto e mi ritiro a scrivere le ultime
puntate della mia telenovela rwandese.
Giro in barchetta e vista sul lago Kivu. Foto Maichi Ntwari Pashcal.
Giro in barchetta e vista sul lago Kivu. Foto Maichi Ntwari Pashcal.
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