sabato 20 ottobre 2012

17 ottobre, Day 85. Pescatori sul lago Kivu: legno, chiodi e fibra di cotone per galleggiare sull'equatore.

     Sveglia e doccia calma-calma aspettando la voglia di non essere pigri ed esplorando il mondo internettiano. Chiedo alla reception informazioni riguardo una colazioncina adeguata per un povero studente squattrinato: vengo fatto accomodare di fronte al lago con caffè, pane tostato, omelette naturale, succo d'arancia dedicandomi nel frattempo alla stesura della moleskine rossa e riflettendo sul da farsi negli ultimi giorni rwandesi.
     Mi godo la splendida giornata e la cornice panoramica di primo effetto, poi pago circa 2 euro, saluto ed esco per una passeggiatina verso l'altra costa del lago. Qui trovo bambini intenti a tuffarsi da pontili in legno e grandi colline inzuppate nell'acqua intente a guardarli. Proseguo e torno sulla strada principale per poi risalire verso il centro del paese, dove seguo la direzione opposta a quella dell'hotel passando per un piccolo centro abitato. Risalita una collina dove motard e taxisti lavano i loro mezzi, trovo una vista mozzafiato: sulla destra navi tradizionali con lunghi rami curvi tenuti da corde all'estremità e pescatori con cui scherzosamente faccio delle foto con gran meraviglia di tutti i paesani. Poco lontano trovo una spiaggetta sabbiosa con un piattissimo Kivu ed in fondo, nella nebbia, sfocata, vedo la grande isola congolese raggiungibile in 4 ore circa a remi.
     Si avvicinano due ragazzi che mi portano la loro barca in legno grezzo e mi propongono un giro per guadagnare qualcosa. Rispondo che non ho tempo, devo tornare a Kigali di tutta fretta, e che proprio non posso fermarmi ancora, non un minuto di più: la verità è che invece su quella barchetta non ci salirei affatto per andare in mezzo al Kivu. Resto fermo con i piedi a mollo mentre si fanno comunque fotografare in posa sulla loro barca per poi salutarmi ritornando indietro con i loro cento franchi guadagnati. Si avvicina dopo di essi un altro ragazzo curioso che rimane lì, fermo come un baccalà pur senza poter parlare alcuna lingua europa, per più di mezz'ora. Strampalati innocui individui rwandesi.
     Continuo dunque sulla strada e vedo una cooperativa di pescatori riparante delle reti con lunghi aghi da cucito, un vecchietto che mi chiede molti soldi per nulla ed il capo più giovane che accetta 500 rwf per fare tutte le foto che vogli. Un magnifico reportage appassionante, uno scenario davvero antropologicamente interessante dal punto di vista visivo.
    Torno indietro mentre nere nuvole cominciano a piangere dal cielo. Uno spuntino e dritti a prendere il bus per Kigali delle 15.30. Viaggio noiosetto ma fattibile che, con un po' di musica nelle cuffiette, diviene certamente più sopportabile.
      Da Nyabugogo continuo dunque per Kacyiro. Arrivato a casa cerco la giacca per venerdi sera e faccio due chiacchiere con K e Ramsete per poi scappare dritto al ristorante greco per l'addio agli italiani causa partenze e rinnovo visti incerti. Si beve qualcosa e si gioca a carte napoletane chez les italiens per un paio d'ore, poi intercetto una moto sulla strada di Gatenka Expo e torno a casa. Entro recuperando la chiave nel posto segreto e mi ritiro a scrivere le ultime puntate della mia telenovela rwandese.





    Giro in barchetta e vista sul lago Kivu. Foto Maichi Ntwari Pashcal.

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