lunedì 1 ottobre 2012

29 settembre, Day 67. La grande fame, pacchiani hotel dedicati a ricercatrici americane e la sanguinolenta Goma.

     La voglia di lago è grande, ma non quanto la voragine da riempire nello stomaco con enorme difficoltà causa chiusura di tutte le attività per il lavoro socialmente utile d'ogni mese: Muganda!. Si gira per la cittadina, si torna all'albergo e si cerca persino la sorella di un amico di K. affinchè possa darci qualsiasi cosa da ingerire purché nutriente. Dopo un'ora e mezza di tour a vuoto ecco che, pur arrivando a destinazione, la nostra nuova amica di Gisenyii non ha di fatto nulla da poterci offrire.
     Disperati ed affamati come non mai ci si trascina dunque al Diane Fossey Hotel dove, per una ridicola omelette ed un paninetto con prosciutto, aspettiamo -record africano finora- un'ora e mezza. Sotto il sole, frustrati dal pranzetto muzungu, si procede in direzione della spiaggia dove mi accorgo di non avere nessun costume nello zaino e torno en ville a comprarne uno; nel mentre K. passa il confine per vedere degli amici pagando 5 dollari per un permesso di entrata/uscita valido 48 ore.
   Bagnetto nel lago con un rwandese molesto ed eccessivamente bramoso di creare nuovi contatti, poi una nuova pioggia ch'arriva come una grande scia irregolare ed il riparo forzato sotto un caseggiato in cemento armato d'un cantiere con ponteggi in legno grezzo (alla faccia d'ogni legge europea sulla sicurezza, capaci di far venire vertigini solo vedendole).
      Per bere ikivuguto+cake mobilitiamo tre persone che ci portano a destinazione gentilmente per lo spuntino delle 6 del pomeriggio. La notte è già discesa, K. torna dal Congo con un gran maldipancia: lo curiamo con Nescafè dal potere plus che fa tornare tutto a posto. Siamo tutti pronti per uscire tranne Annibale, che si addormenta e getta la spugna. Io, K. e Merlino ci dirigiamo verso un buffet dai costi poco chiari ma dalla varietà stranamente ampia; io spendo qualcosa in più concedendomi il lusso di carne a 500 rwf il pezzo, 3 in totale.
    Utilizzati gli stuzzicadenti, si parte per il “Caribana” dove la musica cessa d'improvviso per l'arrivo della polizia -scontri tra giovincelli, probabilmente-. La situazione non è risolta in breve, dunque ci raggiungono degli americani viventi a Kigali e si decide di spostarsi altrove. Il Galaxy è semi-vuoto, si procede ancora al White Horse dove incontriamo un attacca brighe che punta K. in malo modo. Lo riusciamo a scavallare dopo venti minuti di discussione e si va tutti a casa, l'aria è troppo pesante. Ancora due parole prima di andare a dormire sull'accaduto, e poi, all'anomala ora del thè, si russa facendo un gran rumore.
  




 
    Maichi Ntwari Pashcal @ North Lake Kivu, Gisenyi. Mattino d'inferno, pomeriggio piovoso e serata fresca: la schizofrenica ricetta equatoriale per non sapere come vestirsi. Dal costume al pile in cinque minuti.

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