La voglia di lago è
grande, ma non quanto la voragine da riempire nello stomaco con
enorme difficoltà causa chiusura di tutte le attività per il lavoro
socialmente utile d'ogni mese: Muganda!.
Si gira per la cittadina, si torna all'albergo e si cerca persino la
sorella di un amico di K. affinchè possa darci qualsiasi cosa da
ingerire purché nutriente. Dopo un'ora e mezza di tour a
vuoto ecco che, pur arrivando a destinazione, la nostra nuova amica
di Gisenyii non ha di fatto nulla da poterci offrire.
Disperati
ed affamati come non mai ci si trascina dunque al Diane Fossey Hotel
dove, per una ridicola omelette ed
un paninetto con prosciutto, aspettiamo -record africano finora-
un'ora e mezza. Sotto il sole, frustrati dal pranzetto muzungu, si procede in direzione della spiaggia dove
mi accorgo di non avere nessun costume nello zaino e torno en
ville a comprarne uno; nel
mentre K. passa il confine per vedere degli amici pagando 5 dollari
per un permesso di entrata/uscita valido 48 ore.
Bagnetto
nel lago con un rwandese molesto ed eccessivamente bramoso di creare
nuovi contatti, poi una nuova pioggia ch'arriva come una grande scia
irregolare ed il riparo forzato sotto un caseggiato in cemento armato
d'un cantiere con ponteggi in legno grezzo (alla faccia d'ogni legge
europea sulla sicurezza, capaci di far venire vertigini solo
vedendole).
Per
bere ikivuguto+cake
mobilitiamo tre persone che ci portano a destinazione gentilmente per
lo spuntino delle 6 del pomeriggio. La notte è già discesa, K. torna dal Congo con un gran maldipancia: lo curiamo con Nescafè dal potere plus
che fa tornare tutto a posto. Siamo tutti pronti per uscire tranne
Annibale, che si
addormenta e getta la spugna. Io, K. e Merlino ci
dirigiamo verso un buffet dai costi poco chiari ma dalla varietà
stranamente ampia; io spendo qualcosa in più concedendomi il lusso
di carne a 500 rwf il pezzo, 3 in totale.
Utilizzati
gli stuzzicadenti, si parte per il “Caribana” dove la musica
cessa d'improvviso per l'arrivo della polizia -scontri tra
giovincelli, probabilmente-. La situazione non è risolta in breve,
dunque ci raggiungono degli americani viventi a Kigali e si decide di
spostarsi altrove. Il Galaxy è semi-vuoto, si procede ancora al White Horse
dove incontriamo un attacca brighe che punta K. in malo modo. Lo riusciamo a scavallare dopo venti minuti di discussione e si va tutti
a casa, l'aria è troppo pesante. Ancora due parole prima di
andare a dormire sull'accaduto, e poi, all'anomala ora del thè, si
russa facendo un gran rumore.
Maichi Ntwari Pashcal @ North Lake Kivu, Gisenyi. Mattino d'inferno, pomeriggio piovoso e serata fresca: la schizofrenica ricetta equatoriale per non sapere come vestirsi. Dal costume al pile in cinque minuti.
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