sabato 25 agosto 2018

21 marzo 2014


Dopo aver riflettuto a lume di candela di alcuni aspetti della magia tradizionale narratami da Ezechiele - il fascino dell'oscuro simil-Lovecraft miscelato ad un distaccato, ironico sguardo geertziano - il risveglio si rivela faticoso seppur alleggerito dal cielo velato e da un venticello equatoriale che ce la mette proprio tutta per sembrare "fresco". Mi perdo tra le righe di Robert Chambers mentre ogni nuova proposta non può che sembrarmi aleatoria, passeggera, un piccolo mondo rivestito di muri di gomma che sembra sussurarti: "c'è tempo, c'è tempo...". La stiratrice di Degas en Guinée usa un grosso ferro da stiro pieno di carbone che corre su e giù per i lunghi abiti cerimoniali bianchi, maneggiato con cura e precisione di movimenti, donandoti quell'illusione di semplicità di un lavoro svolto da mani esperte che è in grado di stregarti. Accompagnati dal rumore di 5 camion che lavorano alla costruzione di un nuovo pozzo nel compound, scopriamo un topolino che vive a casa nostra: nulla sembra più assicurarci la sicurezza delle scorte di cibo e la nostra tranquillità di camminare indisturbati per casa è messa in discussione. Nel pomeriggio tocca affidarmi a milioni di fermenti lattici sperando nella stessa efficacia della «pozione bituminosa di gin e melassa [...] rimedio sovrano per qualunque catarro o infreddatura, di qualsiasi data, non importa se preso al largo della costa del Labrador o sopravvento a un'isola di ghiaccio» del vecchio Giona di Moby Dick (seppur non si tratti di un male da baleniere). All'ora del tramonto, i moetzin si contendono gli uditori cittadini in una sorte d'involontaria gara "religion-rappistica" simultanea. Un melange che potrebbe sembrare un banale insieme di grida sconnesse ad orecchio occidentale, pur non essendolo affatto. Soprattutto dopo averci fatto l'abitudine...

Foto: "noci di cola: siete i benvenuti" by Ntwari Bear Puskjin
 
 

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